Drammaturgia e regia Giuliana Musso
Con Maria Ariis e Giuliana Musso
Produzione La Corte Ospitale
Coproduzione Operaestate Festival Veneto
Durata Spettacolo: 1 ora e 30 minuti senza intervallo
Tra le maggiori esponenti del teatro di narrazione e d’indagine, Giuliana Musso nel suo ultimo lavoro coprodotto da Operaestate, indaga i temi degli abusi familiari e della loro censura. È la messa in scena del suo incontro con una donna e con la sua storia segreta: la storia di una verità chiusa dentro ai corpi e che lotta per uscire allo scoperto. Un’esperienza difficile da ascoltare, quella di una madre che scopre la peggiore delle verità, di una figlia che la odia e di un padre innocente fino a prova contraria. Attorno a loro, una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, avvocati… che non vogliono sapere la verità. E proprio davanti a un tema così delicato, con abilità drammaturgica e sensibilità artistica, Giuliana Musso sceglie di andare ad indagare la censura dolorosa e il tema del segreto. Un segreto che ha un contenuto preciso e un fine positivo: protegge qualcosa o qualcuno, ma che allo stesso tempo silenzia una verità che potrebbe danneggiare degli innocenti. E una censura che ha un contenuto preciso, ma il suo fine è contrario a quello del segreto: danneggia gli innocenti. Tra tabù e paura di conoscere la verità, il nocciolo del problema, rivela l’indagine teatrale, è il patriarcato, con le sue narrazioni che sono strategie di rimozione e occultamento, prime tra tutte la normalizzazione stessa dell’abuso e la colpevolizzazione della vittima.
Persino le storie fondanti della civiltà occidentale sono tutte storie di traumi, eppure, mentre conosciamo tutto di Edipo, di Laio invece, il padre assassino, sappiamo ben poco. Da sempre, pur di salvare l’ordine dei padri, costruiamo impalcature concettuali che fanno perdere consistenza alla realtà dei traumi e alla voce dell’esperienza. E se la nostra esperienza di violenza non può essere riconosciuta, allora viene minata alla radice la nostra dimensione ontologica, noi stessi forse smettiamo di esistere. DENTRO non è teatro d’indagine, è l’indagine stessa, quando è ancora nella vita, la mia stessa vita. DENTRO non è un lavoro sulla violenza ma sull’occultamento della violenza. DENTRO è un piccolo omaggio teatrale alla verità dei figli.