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Orari di apertura: martedì-mercoledì ore 16:00/19:00; giovedì-domenica ore 10:30/12:30;
venerdì-sabato ore 10:30/12:30-16:00/19:00;
Accessibile ai diversamente abili solo al 1^ piano
Partnership:
Archivio eredi Francesco e Michele Tadini
Casa Museo Spazio Tadini
Fondazione Marconi, Milano
Curatela e testo critico: Vera Agosti
Catalogo: edizioni città di Cannobio
Accoglienza: Rete museale Alto Verbano
Con il contributo di Fondazione Comunitaria VCO
Associazione per la promozione artistica e culturale del Lago Maggiore
L’ARTISTA
Le sale espositive di Palazzo Parasi di Cannobio ospiteranno la personale di Emilio Tadini (Milano 1927 - 2002), Fiabe al Lago, a cura di Vera Agosti.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio eredi Francesco e Michele Tadini, la Casa Museo Spazio Tadini e la Fondazione Marconi di Milano.
L'artista, pittore, disegnatore, scultore e designer, è stato anche scrittore, traduttore, poeta, critico d'arte e letterario, giornalista, collaborando per anni con Il Corriere della Sera. Dal 1997 al 2000 è stato Presidente dell'Accademia di Brera. Inoltre, ha scritto e condotto trasmissioni televisive culturali. Ha esposto con successo in Italia e all’estero. Nel 2001 si è tenuta un’ampia retrospettiva a Palazzo Reale a Milano. La sua ricerca figurativa e onirica indaga il mistero dell'uomo, muovendosi tra l'influenza della Pop Art inglese, la Metafisica di De Chirico e altre suggestioni.
LA MOSTRA
Oltre trenta opere, tra acrilici su tela e sculture, in vetro e in metallo, dalle piccole alle grandi dimensioni, per un’antologica rappresentativa dei momenti salienti della ricca produzione dell'artista, dalle prime prove degli anni '50 con Le Figure, le Cose, all'ultima ricerca dedicata alle Fiabe, che dà il titolo alla rassegna.
L’omaggio va al Lago Maggiore, dove Tadini si recava con la famiglia, ospite dell'amico fraterno Valerio Adami (che ha esposto a Palazzo Parasi nel 2016), con il quale aveva costituito la Fondazione Europea del Disegno di Meina.
L’esposizione segue un percorso cronologico che si sviluppa dall'alto, partendo dalla sala video sul lavoro di Tadini. I grandi cicli su cui si è concentrata l’attenzione dell’artista hanno spesso confini labili, poiché una serie nasceva nel momento in cui un’altra non era ancora completamente interrotta. I dipinti sono costruiti secondo una logica di sovrapposizione di piani temporali differenti, in cui convivono memoria e realtà, tragico e comico. Ogni opera è aperta a una pluralità di senso e di interpretazione. significato.
Passando per Vita di Voltaire. Il magistrato in campagna (1967), Color & Co. Paesaggio nello studio (1969), Viaggio in Italia (1971), Museo dell’uomo (1974), Angelus Novus (1978), Disordine in corpo classico (1982)… , il pubblico incontra i filosofi che danzano (Il ballo dei filosofi, anni ‘90) il valzer del pensiero nella Città (Città italiana, 1988) tra i Profughi (No particular place to go, 1989), emblema della condizione umana e dello smarrimento che proviamo tutti noi, quando perdiamo i nostri punti di riferimento. La soluzione pare essere la Fiaba (Fiaba dei Tre Pittori, anni ‘90), l’immaginazione, con cui forgiamo la nostra identità e possiamo essere finalmente liberi. In esposizione anche alcuni lavori mai pubblicati, come la serie de La fiaba di Sant’Amleto (2000), ispirata all’opera shakespeariana e immagine guida dell’esposizione.
Il rapporto tra la figura e la parola scritta è sempre stato fondamentale per l’autore, in un gioco di contaminazioni. Parole dipinte, o scolpite, parole nella pittura, o nella scultura, come nei suoi splendidi Fiori. Non per nulla Umberto Eco definiva Emilio Tadini “scrittore che dipinge, pittore che scrive”.
LO SPAZIO
L’esposizione si iscrive nel quadro delle mostre pensate per valorizzare una storica costruzione risalente al XIII secolo adibita per tanti anni a luogo di giustizia e di governo. Il Palazzo della Ragione, meglio conosciuto come Palazzo Parasi, è stato accuratamente restaurato dall’Amministrazione Comunale, di concerto e sotto l’alta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della regione Piemonte. Si tratta di un imponente edificio che sorge a ridosso della Torre Comunale del XII secolo. Al piano terra è presente un portico coperto con volte a botte che conserva lapidi, stemmi e rilievi del XIV secolo e due tombe romane. Ai piani superiori sono state realizzate due aree destinate a spazio espositivo, una delle quali particolarmente interessante per il diretto contatto con le antiche capriate.