Questa è una frase che accompagna seppur episodicamente sia proposte che proteste che emergono dalle formazioni politiche presenti nell’agone politico. Una frase che nell’immaginario collettivo dovrebbe chiamare a raccolta tutti i cittadini per sostenere insieme la tesi proposta e ad assegnare a chi la pronuncia il merito dell’azione successiva che dovrebbe portare a compimento ciò che è stato annunciato.
Questo lodevole proposito, si infrange sempre sui distinguo di chi l’avversa, non tanto per il contenuto, che può essere condivisibile, ma solo per rimarcare una differenza e una distanza da chi l’ha formulata per primo , soprattutto perché lo si identifica come l’avversario politico con il quale, costi quel che costi non si deve mai essere d’accordo.
In questa atmosfera non si troverà mai lo spirito di appartenenza, che è il cemento che tiene insieme una comunità, per mobilitare i cittadini come accade in altri luoghi.
Ci scusiamo per questa lunga introduzione che riteniamo però necessaria soprattutto perché stiamo sollecitando, non da oggi, una dimostrazione di unità di intenti circoscritta non solo alla città di Verbania, ma a tutto il territorio perché il tema in discussione può ledere purtroppo gli interessi di 100mila cittadini della Provincia.
La paventata chiusura dell’ospedale Castelli di Verbania, sta diventando una realtà senza che siano state coinvolte le comunità locali a cui la struttura fa riferimento. Una decisione solitaria presa da coloro che seppur democraticamente, sono stati eletti per amministrare i soldi che i cittadini forniscono pagando le tasse, ma che non hanno diritto di essere informati sulla loro destinazione, trattando la “cosa” pubblica come se fosse una loro proprietà privata.
Abbiamo sollecitato più volte inutilmente il “mondo politico” perché desse almeno un segnale di vita, ma soprattutto che si facesse carico di questo problema in primis a Verbania sede del citato ospedale.
Sappiamo che in Consiglio comunale a Verbania sono stati presentati sull’argomento due ordini del giorno e che ne è in arrivo un terzo e forse un quarto. I primi tre contengono un riferimento al Castelli di Verbania, ma con un corollario di altri argomenti e riferimenti sanitari che non inducono certamente ad una unità di intenti bensì a pericolosi distinguo. I cittadini, preoccupati da quanto sta succedendo all’ospedale si aspettano una posizione unitaria del “mondo politico” locale per fare da argine a questa eventualità. Non capiscono come mai ciò non sia possibile visto che come tutti dicono “la sanità non ha colore politico”.
In assenza di una unità di intenti, non solo si deluderebbero i cittadini, ma si fornirebbe una concreta prova che la città non riesce a trovare una sintesi nemmeno davanti alla tragedia della chiusura dell’ospedale. Lo svuotamento del Castelli è in corso dall’ottobre scorso ed è in aperto contrasto con la delibera regionale del settembre 2020, che non contiene questa disposizione, ma al contrario stabilisce il mantenimento della normale operatività per TUTTI gli ospedali piemontesi. Quindi la decisione, che non può che essere stata presa localmente, solleva anche qualche dubbio sulla sua legittimità legale che qualcuno dovrebbe chiarire. In assenza di reazioni del territorio, Verbano e Cusio, proseguirà indisturbata l’azione di svuotamento sino a completarla.
Il punto di non ritorno è assai vicino. L’interesse dei cittadini a cui noi da sempre facciamo riferimento, richiede un sussulto di dignità politica per contrastare unitariamente questo perverso disegno. Noi NON vogliamo entrare nell’agone politico, ma siamo costretti a sollecitarne l’azione.