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25 aprile il discorso di Marchionini

Riportimao il discorso del sindaco di Verbania, Silvia Marchionini, in occasione del 25 aprile

Verbania
25 aprile il discorso di Marchionini
Cari Verbanesi,

È un 25 aprile diverso quello che oggi ricordiamo.
Senza manifestazione, senza le piazze, senza cortei, senza i gonfaloni.
È una ricorrenza nuova, con tante iniziative dalle nostre case che interroga le nostre coscienze sul momento straordinario che stiamo vivendo.

Abbiamo la necessità di celebrare la festa di liberazione dal nazifascismo per affermare i valori con cui affrontare la lotta al covid 19 che ci sta sottoponendo ad una dura prova.

Proprio in questi giorni di chiusura delle attività, delle scuole, dei luoghi di incontro, di cambiamento radicale della nostra vita personale e sociale, abbiamo bisogno di festeggiare il ritorno della libertà nel 1945 dopo 20 anni di dittatura fascista, fatta di oppressione e violenze, per dare un senso al presente che viviamo.

Significa ricordare una guerra ingiusta, tragicamente iniziata dalla parte sbagliata, e il movimento dal basso di ricostruzione, della Resistenza attraverso una lunga battaglia di popolo.
Molti italiani, donne e uomini, giovani si convinsero che il riscatto nazionale sarebbe passato da una decisa ribellione, morale anche, al nazifascismo

A chiederci oggi di fare memoria sono tutti coloro che persero la vita, sulle montagne, in alcuni casi rimasti ignoti.
Pensiamo alle tante vicende di coraggio e solidarietà dei partigiani, che hanno permesso all’Italia di rinascere.
Storie e persone a cui dobbiamo essere grati.

Nel 25 aprile, e nelle successive giornate di festa nazionale del 1 maggio e del 2 giugno con la nascita della Repubblica e la costituzione troviamo il fondamento della nostra democrazia, della dignità umana, del lavoro, dell'uguaglianza, della pace come capisaldo delle nostre comunità, in un progetto di crescita dell’Europa.
Tutte conquiste, spesso date per scontate in questi anni, messe in discussione in modo profondo dalla pandemia che ha investito l’Italia e il mondo intero.

Principi ora più che mai indispensabili.
Stiamo combattendo una battaglia, quella al covid 19, nemico invisibile e infido, che ci ha colti di sorpresa e ci ha trovati impreparati ma in cui esprimiamo la dimensione di un paese che sa reagire e sa essere solidale.
Quanti medici, infermieri, operatori sanitari, hanno dimostrato dedizione e abnegazione nel curare tante persone.
Quanti ragazzi a casa da scuola mostrano serietà nell'adattarsi a questa situazione insolita.
Quanti volontari stanno dedicando il loro tempo per consegnare la spesa.
Quanti poliziotti, carabinieri, vigili ci stanno garantendo la sicurezza.
Quanti hanno dovuto continuare a lavorare, le commesse, gli addetti alle pulizie, i farmacisti per garantirci i servizi essenziali.

In questo tempo sospeso scopriamo sentimenti di fragilità e di paura ben lontani da quel senso di onnipotenza e velocità che ha caratterizzato la nostra cultura

E voglio inviare un abbraccio caloroso ai 25 concittadini che hanno perso la vita in queste settimane, ai loro familiari che non hanno potuto assisterli né salutarli e a quanti stanno lottando in ospedale e a casa.

Alle prese con una crisi che mette a repentaglio la nostra sopravvivenza il centro della riflessione diventa la salute, come garantirla, e come 75 anni fa, abbiamo la consapevolezza di cosa è davvero importante.-
I tanti momenti di dolore hanno fatto emergere, con grande evidenza, gli errori e i problemi, innanzitutto di coordinamento territoriale, di gestione pratica, di ripresa graduale.

Il virus non fa sconti e ci ha fatto riscoprire il senso dello Stato
L’importanza di studiare, approfondire, di quanto sia decisiva la conoscenza, la ricerca e di come il nostro Paese possa vincere la sfida al virus se investe nella scienza e nella competenza.
Da questo sconvolgimento l'Italia ne dovrà uscire con un radicale cambiamento della sua organizzazione statale, delle priorità in senso economico e sociale.

Ammettendo gli sbagli, non pochi, per correggerli.
Questa consapevolezza si può tradurre in un impegno di cura per il futuro della nostra comunità che nel giorno della festa di liberazione noi ci assumiamo insieme, concordi in una direzione che ci unisce.
Siamo consapevoli che il senso della libertà riconquistata si deve esprimere in una disciplina e nel rispetto delle regole che chiama la responsabilità e al ruolo attivo di ognuno di noi.
Perché dobbiamo ricominciare.

Quella del 1945 era un’Italia più povera, più debole con un sentimento di speranza e di volontà a cui oggi noi dobbiamo guardare come guida per le nostre azioni.

Non ci troveremo come nel Dopoguerra nel dramma della costruzione materiale ma la ripresa sarà difficile. La nostra città avrà bisogno di investimenti pubblici e privati: tutti dovremo aiutare diffondendo fiducia e allontanando tensioni.
La speranza è il sogno di una Verbania, e di un Italia, che è capace di farcela unendo libertà e giustizia sociale.

Sono utili le parole di uno statista italiano, pronunciate nel 1945, Aldo Moro:
“E adesso da dove ripartire? Ora dobbiamo percorrere una lunga e difficile strada: dobbiamo appunto ricostruire. Cominciamo da qui. Rimettiamoci tutti a fare semplicemente il nostro dovere. Chi ha da studiare,studi, chi ha da insegnare,insegni. Chi ha da combattere, combatta. Chi ha da fare della politica attiva, la faccia con la stessa semplicità di cuore con la quale si fa ogni lavoro quotidiano.”
Tocca, ancora una volta, a ciascuno di noi.

Viva Verbania, Viva l’Italia, viva il 25 aprile



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