“La Stella di Andra e Tati”, (2018, regia di Rosalba Vitellaro e Alessandro Belli, sceneggiatura di Rosalba Vitellaro, Alessandra Viola, Valentina Mazzola, direzione artistica di Annalisa Corsi, produzione: Rai Ragazzi Larcadarte e Miur), il primo cartoon che racconta la Shoah vista con gli occhi di due bambine di 4 e 6 anni: Alessandra e Tatiana Bucci, ebree italiane di Fiume, deportate ad Auschwitz il 29 marzo 1944 insieme alla madre, alla nonna, alla zia e al cuginetto.
Furono l’incoscienza dell’età, il grande amore reciproco e il fare affidamento sulla loro unione le risorsa che permisero alle bambine di proteggersi dagli orrori del campo di sterminio. Grazie anche alla compassione di una guardiana del lager le bambine riuscirono così a sopravvivere e vennero liberate insieme il 27 gennaio 1945. Dopo una permanenza prima a Praga e poi in Inghilterra, riuscirono anche a riunirsi con i loro genitori.
Le sorelle Bucci sono tornate ad Auschwitz solo nel 2005, ma da allora non hanno smesso di ricordare e far ricordare ciò che successe così vicino a noi in quegli anni.
Apprendiamo dalla stampa in queste ore che Alessandra e Tatiana Bucci riceveranno la Laurea Honoris Causa in Diplomazia e Cooperazione Internazionale all'Università di Trieste il 24 gennaio prossimo, per l'inaugurazione dell'Anno Accademico 2019/2020.
La pellicola è stata un trionfo al prestigioso Banff World Media Festival, in Canada, dove ha vinto il Rockie Award quale miglior produzione in animazione per ragazzi, e ci auguriamo possa essere un modo efficace per “coltivare la memoria, ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza” in grado di aiutarci “in un mondo così privo di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare” (senatrice Liliana Segre).
Si collega proprio all’ingiustizia e alla sofferenza il secondo appuntamento culturale proposto nel mese di gennaio (mercoledì 29 gennaio, ore 21.00, biblioteca civica F. Camona) con la presentazione, alla presenza dell’autore, del libro di Davide Grasso “Hevalen - perché sono andato a combattere l’ISIS in Siria” (ed. Alegre, 2019).
“Rojava. In curdo vuol dire “ovest”, ma per arrivarci dobbiamo andare verso est, giungere nelle terre che un tempo chiamavamo Asia minore.
“Rojava” è il Kurdistan siriano, dove dal 2011 è in corso una rivoluzione, il grande esperimento delle comuni e del “confederalismo democratico”. Un movimento di liberazione egualitario, libertario e femminista, ispirato al pensiero di Abdullah Öcalan e cresciuto come un bosco in pieno deserto, nel più devastato – e strategico – teatro di guerra del pianeta.
Come non accadeva dai tempi della guerra civile spagnola, uomini e donne da tanti paesi hanno deciso di raggiungere la Siria e partecipare alla rivoluzione, armi alla mano. Uno di loro era Davide Grasso: Hevalen, che in curdo significa “gli amici”, “i compagni”, è la storia – ibrida, ruvida, entusiasmante – del suo viaggio, della sua guerra, delle contraddizioni che ogni rivoluzione si porta dentro e deve affrontare.”
Anche in questo caso, sarà interessante conoscere una storia le cui tristi pagine si stanno scrivendo proprio mentre, a poca distanza, nel continente europeo noi godiamo del periodo di pace più lungo della storia dell’umanità. Anche se non ce ne ricordiamo mai abbastanza.”
L’Amministrazione Comunale di Gravellona Toce