La decisione della Regione Piemonte, comunicata venerdì pomeriggio in materia di nuovo ospedale è a nostro giudizio irresponsabile, incoerente ed insostenibile.
IRRESPONSABILE, perché rischia di riaprire la battaglia campanilistica fra il Verbano e l'Ossola (con la zona Cusio neppure presa in considerazione), che si era a fatica chiusa 4 anni fa con la proposta del Nuovo Ospedale Unico collocato in zona “baricentrica”, collocazione che era stata individuata nell'area collinare di Ornavasso. Non era certo la migliore delle soluzioni possibili, ma rispondeva alla necessità di mediare fra le varie esigenze territoriali, tenendo conto della distribuzione della popolazione della provincia e dei relativi flussi turistici. Irresponsabile altresì, perché – seppure con notevoli ritardi da noi e da altri più volte segnalati – si era ormai avviato l'iter per la realizzazione della nuova opera, iter che ora dovrà ricominciare da capo.
INCOERENTE, perché attribuisce l'ospedale nuovo, con Dea di I livello e relative specializzazioni e una dotazione di 250 posti letto, in una non meglio precisata “piana dell'Ossola”, con l'incredibile affermazione che la scelta esatta della localizzazione verrà fatta dai sindaci dell'Ossola(!), mentre per Verbania si prevede il mantenimento del Castelli, ma con la sua retrocessione in serie B, visto che non avrà il DEA (e relative specializzazioni, fra cui spariranno Oncologia, Cardiologia, Pediatria, ecc.!), ma un semplice Pronto Soccorso h24 per un totale di 100 posti letto. Tutti i dati invece convergono nell'attribuire alla parte sud della provincia (Verbano e Cusio) circa il doppio della popolazione della parte nord oltre ad un afflusso turistico molto superiore (circa 2,5 milioni contro poco più di 200mila).
INSOSTENIBILE, perché non sarà possibile sostenere economicamente in futuro due strutture ospedaliere all'altezza delle esigenze dei cittadini del territorio, perché la perdita del Dea a Verbania provocherà una progressiva dequalificazione del Castelli, con un progressivo aumento della mobilità passiva fuori provincia e fuori regione, perché il nuovo ospedale, così decentrato, sarà poco attrattivo per il personale medico specializzato e soprattutto perché non reggerà quelli che sono considerati gli standard numerici di sicurezza, a cominciare da Ostetricia e Ginecologia.
Infine, ancora una volta, ribadiamo che l’ospedale non può esaurire tutti i bisogni di salute della popolazione in particolare in un territorio articolato come il nostro e che è pertanto inderogabile la realizzazione di una rete di servizi di sanità territoriale con cui le persone possano agevolmente interfacciarsi.