Il Prof. Gianni Galli dialoga con lo storico e ricercatore svizzero Raphael Rues - Autore del libro SS-Polizei. Conferenza nell'ambito della commemorazione del 75° anniversario della Repubblica Partigiana dell'Ossola. In questa serata vengono forniti dettagli inediti relativi alla presenza tedesca e fascista nel nostro territorio durante l'ultimo conflitto.
Raphael Rues (1967) di Minusio, Svizzera. È laureato in Storia Economica. Dal 2018 ricerca, nell'ambito del suo Dottorato presso la University of Leicester, le presenza delle forze tedesche e fasciste nella regione dell'Ossola e del Lago Maggiore.
“SS-Polizei. Ossola-Lago Maggiore 1943-45" di Raphael Rues
Questo saggio del ricercatore elvetico Raphael Rues, sottotitolato Rastrellamenti e crimini di guerra ed edito in edizione trilingue (italiano, tedesco e inglese) da Insubrica Historica (Minusio, CH), rappresenta un primo contributo all’interno di un lavoro più ampio di ricerca sulle formazioni tedesche e fasciste che operarono nell’allora Alto Novarese tra il settembre 1943 e l’aprile 1945 e mette in luce aspetti in gran parte non noti. Il saggio è dedicato nello specifico ai reparti delle SS-Polizei (reggimenti 12, 15 e 20) che operarono nel nord-ovest del nostro Paese.
Tra gli elementi di nuova conoscenza emersi dalla ricerca di Rues vi è l’individuazione dei responsabili del rastrellamento della Val Grande e degli eccidi di quel giugno 1944 culminati in quelli di Fondotoce e Baveno; Rues infatti non solo indica con precisione i reparti impiegati, ma anche nome e trascorsi degli ufficiali a capo delle operazioni. In particolare di quel tenente colonnello, Ernst Weis, che la sera del 20 giugno 1944 festeggiò a Villa Caramora il suo cinquantesimo compleanno.
Un lavoro che non solo copre un vuoto sostanziale di ricerca e conoscenza ma anche permette di conoscere in modo più completo e preciso i principali eventi del conflitto fra resistenza e nazifascismo nelle aree dell’Alto Novarese, dalla battaglia di Megolo, sino alla capitolazione della Colonna “Stamm” negli ultimi giorni dell’aprile 1945; permette inoltre di comprendere come la massiccia forza d’urto di queste formazioni fosse in grado di compiere “vittoriose” operazioni antiguerriglia ma non di “presidiare il territorio” ad operazioni concluse.
L’autore sottolinea come “nessuna delle rappresaglie tedesche commesse dalla SS-Polizei in zona fu penalmente perseguita”: l’unica procedura avviata, su denuncia dei familiari di Marino Rosa, fu quella per l’eccidio di Fondotoce, ma archiviata dalla procura militare di Torino in quanto, si afferma nella archiviazione, “non è possibile svolgere altre indagini per accertare l’identità degli imputati” – accertamento invece, sottolinea l’autore, ben “possibile come dimostra questo contributo” – e confluita in quello che il giornalista Franco Giustolisi ha efficacemente definito come “armadio della vergogna” insieme ad altre 2273 “notizie di reato” commesse dalle forze militari tedesche durante l’occupazione; procedure di fatto secretate per decenni e solo dal 1994 rinvenute e, dove possibile, giuridicamente riaperte.