Fotografie di Paolo Minioni in formato manifesto negli spazi di affissione pubblica del Comune di Verbania.
I rappresentanti del mondo civile e culturale nazionale, sensibili alle vicende umane che in questi ultimi tempi hanno connotato i fenomeni dell’immigrazione, stanno cercando, a vario titolo, di riportare l’attenzione e le riflessioni della collettività sulle ingiustizie e le sofferenze raccontate attraverso le vicende e le storie dei protagonisti.
Paolo Minioni ha messo a disposizione di questa operazione di sensibilizzazione alcuni degli scatti fotografici che compongono la sua ultima cartella dal titolo “Il Mondo”.
Le fotografie, stampate in formato manifesto, di centimetri 200 x 140, occuperanno gli spazi di pubblica affissione nel comune di Verbania, realizzando così una grande mostra pubblica dedicata al tema dei migranti.
La mostra sarà visibile a partire da mercoledì 20 marzo sino al 4 aprile.
“IL MONDO”
Fotografie di Paolo Minioni in formato manifesto negli spazi di affissione pubblica del Comune di Verbania.
Dal 20 marzo al 4 aprile 2019
INFO: info@ilbrunitoio.it www.ilbrunitoio.com
Officina Di Incisione E Stampa in Ghiffa
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Nel tempo delle diaspore
Daniela Giordi
La carta geografica, insomma, anche se statica,
presuppone un’idea narrativa,
è concepita in funzione di un itinerario,
è un’Odissea.
Italo Calvino
da Il viandante nella mappa,
la Repubblica, 18 giugno 1980
Paolo Minioni mi parlò nel 2015 di un nuovo lavoro, intitolato Il Mondo, che si accingeva a realizzare in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione, Assistenza e Rapporti con i Quartieri del Comune di Omegna (VB), la Società Cooperativa Sociale ONLUS Azzurra, il Circolo ARCI La Strada e la disponibilità di alcuni richiedenti protezione internazionale, ospiti presso il Centro di Prima Accoglienza di Crusinallo, frazione di Omegna, ritratti appositamente per questo progetto fotografico, che si sarebbe inaugurato in occasione della manifestazione Studi Aperti, tenutasi ad Ameno in provincia di Novara.
Il Mondo è da considerarsi un’opera unica composta da singoli ritratti fotografici di uomini dormienti, dei migranti, raccordati da un’immagine guida: la fotografia della parete di un aula del Centro di Accoglienza di Crusinallo, sulla quale è appesa la carta geografica del mondo, sotto cui è collocata una panca; un ambiente neutro, un invito a sedersi e alla riflessione, sotto al planisfero, perché talvolta la geografia può illuminarci più della storia, perché per ben cogliere la portata del fenomeno, quando parliamo di flussi migratori, la geografia economica e la geografia politica potrebbero e/o dovrebbero essere la nostra bussola.
L’artista (con il filosofo, lo storico e l’intellettuale) è uno fra i più potenti mediatori culturali, oggi più che mai il linguaggio fotografico rappresenta un medium diretto, universale e trasversale, talvolta manipolabile e manipolatore, ma così non è in questa occasione, perché lo sguardo di Paolo Minioni riesce ad essere asciutto e neutro, l’informazione che ci porge è minimale, la ripresa è zenitale, il taglio stretto il giusto per fornire le sole informazioni necessarie. Per l’autore non è questa la sede per il simbolismo e le citazioni formali in ambito artistico, Minioni ci pone al cospetto di uomini reali, non vi è alcuna agiografia, l’inquadratura non è e non vuole essere, per fare un esempio, una rilettura del Cristo morto del Mantegna come nella Pasoliniana rivisitazione di Mamma Roma. I dormienti fotografati portano con sé la propria coperta e biancheria, adagiate sul pavimento poco discoste dal letto le scarpe di ognuno, a simboleggiare il viaggio e il cammino intrapreso da realtà lontane e diverse. Le brande del centro di accoglienza, per la loro tipologia merceologica, ricordano anche quelle militari e richiamano, anche involontariamente, le battaglie per la sopravvivenza che queste persone hanno dovuto combattere per giungere sulle nostre coste. Questi uomini sono ritratti mentre dormono e nella riflessione dell’autore “il sonno è un viaggio nel quale si varca la soglia della veglia per entrare nella dimensione del sogno al cui risveglio non sei più quello di ieri”.
Mentre dormiamo il nostro cervello attiva un sistema di auto pulizia con il quale si libera dai “sottoprodotti” generati dall’attività di veglia; nel nostro ipotalamo risiedono quelli che sono stati definiti Neuroni di Morfeo, trovati in seno a una recente ricerca finalizzata allo studio di nuove terapie per la cura dell’insonnia, questi neuroni ne spegnerebbero altri predisposti alla regolazione del risveglio. Il sonno è un alterazione della coscienza, Rudiger Dahlke in Il sonno, la parte migliore della vita lo descrive come un “distaccamento temporaneo e reversibile della mente dal corpo, indispensabile per il perfetto funzionamento di entrambe” quindi utile per riposare e svegliarci rigenerati e freschi per affrontare un nuovo giorno. Altra cosa del dormire è l’attività psichica che si svolge durante il sonno: sognare, che in senso figurato è anche immaginare eventi desiderabili e auspicabili oppure cose vane e irrealizzabili, infatti si dice avere un sogno e questi uomini, fotografati per il progetto Il Mondo, come ognuno di noi, ne hanno uno o più.
Molto illuminante è scorrere l’elenco dei sinonimi di sogno sul dizionario: visione, miraggio, fantasia, desiderio, speranza, aspirazione, brama, utopia, chimera, illusione, meraviglia, splendore, incanto, mentre fra i suoi contrari troviamo realtà, verità, disillusione, orrore, a ricordarci anche l’altra faccia del sogno, ovvero l’incubo; Fobetore nel poema epico-mitologico Le Metamorfosi di Ovidio, popolava i sogni con figure di animali trasformandoli in incubi, governando il sonno con i fratelli Morfeo e Fantaso, quest’ultimo appariva sotto forma di oggetti inanimati portando menzogne e non annunciando mai la verità. Restando nel mitologico, il mio augurio per tutti è invece la visita di Oniro, il messaggero di Zeus, tramite tra il potere divino e il volere di chi dorme.
“Quando dormiamo siamo tutti uguali”, anche su questo riflette Paolo Minioni, non altrettanto potremmo dire di ognuno di noi al risveglio, quando ci ritroviamo al cospetto delle nostre reali risorse, con il nostro patrimonio non solo genetico, il nostro status, la condizione di genere, il colore della pelle, la formazione religiosa ed etica in un determinato contesto politico, le nostre capacità e competenze, le non irrilevanti frequentazioni e possibilità, non ultime le nostre convinzioni e paure. La realtà ci insegna che in questo mondo non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti gli stessi diritti, né le stesse possibilità. Se Alighiero Boetti parlando delle sue Mappe diceva “Il mondo è fatto com’è e non l’ho inventato io”, Paolo Minioni sembra volerci dire: Questo è il mondo, questi sono gli uomini coi loro sogni, fermatevi e guardate bene.
Misuriamo con la fatica il valore di un secchio d’acqua trascinato sotto il sole. Conosciamo il prezzo di una presenza amica nel buio senza il bisogno di nomi e parole. Sappiamo la consistenza di un tessuto, la fragilità del sorgo, la gioia dell’incontro, la fortuna persa e ritrovata. Abbiamo scavalcato muri, scavato cunicoli, eretto baracche, lasciato brandelli di pelle e stoffa sul filo spinato e lungo i confini, corso più veloce delle pallottole rabbiose e degli ordini urlati, strappato felicità alla fame, raccogliendo con le dita manciate di riso, accovacciati di fronte a una pentola annerita. Siamo rimasti aggrappati a tubi di metallo e assi di legno per ore e giorni, con i denti e gli occhi serrati, dimenticando cosa significasse respirare, bere, riposare. Abbiamo imparato l’attesa, accalcati in riva al mare, scrutando la vostra sfavillante Europa, stringendo nel pugno un numero di telefono annotato con mano malferma e imparato a memoria. Con le nostre ossa abbiamo costruito su acque spietate un ponte per fondere l’oggi e il domani. Non chiamateci disperati. Noi siamo la speranza, giunta davanti alle vostre porte senza bussare, portando in dono ginocchia e mani graffiate, fiabe, piedi scalzi, parole sconosciute.
Alyosha Matella
per “Il Mondo“ di Paolo Minioni,
Edizione Studi Aperti,
Ameno (NO), 2015