“…ci sarà sempre qualcuno che rincorre l’ardente desiderio di sfuggire alla prigione del reale per raggiungere l’incredibile avventura che apre le porte al sogno”. Così inizia l’avventura di Agathe, la protagonista nata da un sogno, lo stesso sogno che porterà Susy a vivere e raccontare in prima persona il suo viaggio in solitaria sull’isola bretone e il suo faro.
Un libro, due storie. Due epoche lontane, due Anime destinate a incrociarsi nello specchio del tempo per raccontare l’inquietante meraviglia della solitudine al faro, ma anche lo stretto rapporto con la natura per disintossicarsi da una società che non sempre rappresenta i veri valori da seguire, ma un’illusoria utilità commerciale.
In una sorta di diario di bordo, la scrittrice ha cercato di riportare il più fedelmente possibile sia l’avventura, ma soprattutto le sensazioni e riflessioni, anche se nessuna parola potrà mai descrivere esattamente ciò che è rimasto indelebilmente tatuato nell’Anima della scrittrice.
“Quello che più ho amato è stato il silenzio e la solitudine”.
La solitudine può essere stressante per chi fa parte di una società tecnologicamente avanzata, dove tutti siamo sempre e ovunque connessi, ma mai con noi stessi.
Sull’isola di Wrac’h-l’isola della Strega tutto è palesemente scollegato.
“Vivere la solitudine avrebbe anche potuto rivelarsi un Inferno. Non è stato facile, ma non ho mai sentito il peso della solitudine. Ascoltare il silenzio avvolta dalla tempesta e dal vento sferzante…è stata la sensazione più silenziosa che abbia mai ascoltato!”
Spesso, nel corso dell’esistenza, i sogni svaniscono, ma qualche volta nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiuso il passato, e il futuro in attesa di essere risvegliato…così ho ritrovato le mie origini bretoni.