Nessun intervento di aiuto derivante da richieste ingiustificate, a fronte di un aumento del numero delle persone soccorse: è quanto registra il bilancio 2016 del Cnsas Piemonte, Soccorso Alpino e speleologico piemontese, il primo dopo l’aggiornamento delle tariffe regionali sulla compartecipazione ai costi per gli interventi su terreno impervio. I dati sono stati illustrati in una conferenza stampa a Torino nel Palazzo della Regione Piemonte.
Fra i relatori del Cnsas Piemonte, erano presenti il presidente Luca Giaj Arcota, il responsabile della centrale operativa Ruggero Bissetta, e il responsabile comunicazione Simone Bobbio.
Ha preso parte all’incontro anche l’assessore alla Protezione civile della Regione Piemonte, che ha sottolineato il grande impegno profuso dai volontari piemontesi, una realtà dai grandi numeri e con una distribuzione capillare in tutto il territorio regionale: una organizzazione che consente di svolgere in maniera puntuale e tempestiva le attività di soccorso anche al di fuori del Piemonte.
Da gennaio 2016 gli interventi dell’elisoccorso del 118 e delle Squadre a terra del Soccorso Alpino non sono più gratuiti per tutti ma prevedono una compartecipazione delle spese da parte della persona soccorsa in caso di intervento immotivato, inappropriato, o generato da comportamento imprudente. Si è mirato a ridurre i costi degli interventi di soccorso non giustificati da motivazioni sanitarie, ponendo maggiore responsabilità su coloro che si avventurano su terreno impervio senza la dovuta preparazione, o attivano la complessa macchina dei soccorsi in maniera immotivata.
Nel corso del 2016 nessun intervento su terreno impervio è stato ritenuto ingiustificato e sottoposto a compartecipazione. Inoltre è lievemente diminuito il numero di eventi gestiti dalla Centrale operativa del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese: 1570 nel 2016 contro i 1633 nel 2015, mentre da una decina d’anni si assisteva a un aumento annuo del 10%. “Un dato – ha sostenuto Giaj Arcota – che consente di ipotizzare che la norma abbia disincentivato le chiamate ingiustificate e che quindi abbia funzionato”.
Contemporaneamente però, non si è ridotta l’attività del Sasp, che nel 2016 ha soccorso 1417 persone a fronte delle 1374 del 2015, rendendo più efficienti le operazioni, se si considera che nel 2016 le missioni di soccorso sono state 1036 rispetto alle 1120 dell’anno precedente.
“Nel 2016 – ha aggiunto Bissetta – si è visto un aumento degli interventi risolti in gestione, cioè direttamente dall’operatore di centrale per via telefonica, che nel 2016 sono stati 534 (34% del totale) contro i 513 del 2015”.
Il miglioramento delle tecnologie cartografiche e di georeferenziazione offre agli operatori di centrale maggiori opportunità di risolvere autonomamente alcuni interventi, senza mobilitare l’elisoccorso o le squadre a terra, con un sensibile risparmio nei costi dei soccorsi. Per quanto riguarda le missioni portate a termine dal Sasp, il 75% è stato effettuato in concorso conl’elisoccorso e il 25% dalle sole squadre a terra. “È importante – ha proseguito Bobbio – confrontare questo dato con il numero di persone soccorse, che sono state per il 54% recuperate dall’elicottero e per il 46% dalle squadre a terra. Significa che, nonostante la rapidità ed efficacia dell’intervento aereo, il lavoro dei 1157 volontari dislocati nelle 56 stazioni di valle rimane prezioso e fondamentale”.
Nella ripartizione della gravità degli infortuni, la maggior parte delle persone recuperate dal Sasp sono illese (39%) mentre i deceduti rappresentano il 5%. Rispetto all’anno precedente sono diminuiti in valore assoluto i decessi (71 nel 2016 contro 82 nel 2015) e gli infortuni gravi (29 nel 2016 contro 47 nel 2015). La maggior parte dei soccorsi viene portata a persone che praticano l’escursionismo (33%) e, in generale, il 95% delle persone soccorse sono impegnate in attività del tempo libero contro il 5% che si sono infortunate lavorando o risiedendo in montagna.