Insolito perché si tratterà di un disco interamente dedicato al repertorio tradizionale natalizio europeo, con noëls francesi, carole inglesi e brani italiani.
Dieci cornamuse francesi in varie tonalità, organo e voce compongono questo ensemble attivo da quasi 5 anni e guidato da Gabriele Coltri (riconosciuto in Italia e all’estero per questi particolari strumenti), con musicisti, professionisti e non, provenienti da tutto il nord-ovest d’Italia.
Il gruppo, il cui repertorio è solitamente centrato sulle musiche tradizionali da ballo del centro Francia, ha scelto la frazione collinare verbanese su proposta di uno dei suoi componenti, Ermanno Pinna, residente a Intra e appassionato da quasi vent’anni.
Chi vuole salire a curiosare può contattare la banda tramite la sua pagina facebook.com/piccolabandadicornamuse o telefonare al 338 38 37 418.
"Le cornamuse nel nostro paese sono comunemente associate al Natale e identificate con le zampogne, termine che in realtà designa solo una particolare famiglia di cornamuse diffusa nel centro e sud Italia. Al massimo a chi ha viaggiato nei paesi anglosassoni possono venire in mente le fiere cornamuse scozzesi. Ma la plurimillenaria famiglia delle cornamuse è molto più estesa di quanto si pensi, comprendendo oltre 150 strumenti provenienti da quasi tutta l’Europa e oltre, sino all’Iran e all’India (cfr www.cornemuses.culture.fr), ognuno singolare per denominazione, costruzione, tonalità, estensione, diteggiatura, timbro e repertorio. Proprio quest’ultimo rappresenta il lato più oscuro, immaginato come composto solamente da melodie natalizie o marce militari. In realtà questi due generi sono minoritari rispetto alle musiche per la danza e alle altre melodie, tutte differenti e proprie alle diverse aree culturali, così come vari erano gli ambiti musicali in cui sono state elaborate, da quelli popolari alla musica rinascimentale e barocca. Fino alla metà del XIX° secolo infatti, e in alcune regioni sino ai primi decenni del XX°, i momenti di festa e convivialità quotidiana venivano quasi sempre accompagnati dal suono delle cornamuse locali, così come i matrimoni e le altre cerimonie civili e religiose (in alcuni regioni dell’Europa orientale è ancora così). Ecco quindi che la cornamusa si rivela essere uno strumento più vario e versatile di quanto immaginassimo, come hanno intuito gli attori dell’ondata di folk revival che ha investito l’Europa negli anni ’70, alla base del rinnovato interesse per le cornamuse che perdura tutt’ora. Per approfondire raccomandiamo, a chi sa il francese, l’esaustivo testo di Jean-Pierre Van Hees “Cornemuses, un infini sonore”, Coop Breizh, 2014."