Il Novecento italiano visto dal cinema. Esercizi di visione con Bruno Fornara
Bruno Fornara è critico cinematografico. Dalla fondazione nel 1994, insegna cinema alla Scuola Holden di Torino. Fa parte della commissione selezionatrice della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Scrive su «Rockerilla», «La rivista del cinematografo», «FilmTV», «Cineforum» e sul sito www.cineforum.it
Tiene molti corsi di cinema in giro per l'Italia.
👤 Redazione ⌚ 26 Gennaio 2017 - 13:01 Commentaa-
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Programma:
Venerdì 27: 20.30 – 23.00
Sabato 28: 15.00 – 18.30
Domenica 29: 10.00 – 13.00
Costo d'iscrizione: 50 euro
Per info e iscrizione: segreteria@asilobianco.it / 320 9525617
www.asilobianco.it
Bruno su Facebook
www.facebook.com/Bruno-Fornara-85215515624/
Tre giorni di cinema insieme a Bruno Fornara.
Il cinema documentaristico si pone certamente come fonte storica nel suo voler mostrare direttamente gli avvenimenti: una fonte da utilizzare con cautela come qualsiasi altro documento. E il cinema di finzione? In che maniera e fino a che punto un film narrativo può diventare testimone di storia e può esserci utile come documento e fonte per ricostruire un periodo storico?
A queste domande vuole cercare di rispondere il corso che prevede la proposta e l’analisi di una serie di film che partono dall’inizio del secolo che è stato chiamato breve e che giungono fino agli anni vicini a noi. Il corso è centrato intorno al periodo del fascismo, della Resistenza e del secondo dopoguerra. Da qui, da questi drammatici anni, si risale all’indietro verso l’inizio del secolo (e verso un capolavoro ambientato nell’Ottocento) e si scende all’ingiù verso la fine del secolo, verso i nostri anni.
Ogni film viene così visto come un documento complesso che ci parla sia del periodo storico in cui sono ambientate le vicende raccontate, sia del periodo storico in cui il film è stato pensato e realizzato. Un film come La marcia su Roma di Dino Risi, girato nel 1962, riesce in tal modo a parlarci sia del periodo del fascismo nascente come degli anni Sessanta; un film comeVecchia guardia di Alessandro Blasetti, girato nel 1935, ci parla della marcia su Roma guardandola da dentro il fascismo stesso. Durante il corso si fa riferimento ad alcuni tra i più bei film italiani, a partire da un esempio classico che ci riporta all’Ottocento, tra storia, letteratura, pittura e cinema, come Senso di Luchino Visconti (1954), tratto dal romanzo di Arrigo Boito. Poi si passa a I compagni (1963) e
La grande guerra (1959) di Mario Monicelli, che ragionano oltre che sulla storia anche sulla questione, sempre aperta, dei nostri “caratteri nazionali”. La seconda guerra mondiale e la Resistenza sono uno snodo storico e politico, oltre che cinematografico. Rossellini guarda e pensa alla sua e nostra storia, dirige film che stanno letteralmente dentro la storia, che vengono girati mentre si vive la Storia: Roma città aperta (1945) e Paisà (1946).
Poi, negli anni del dopoguerra e della ricostruzione, negli anni Cinquanta, il cinema italiano tace quasi del tutto sulla nostra storia. Bisogna attendere la fine del decennio e il riaprirsi della situazione politica, che si avvia verso il centro-sinistra, perché il cinema si interroghi di nuovo sul passato, ancora con il Rossellini del Generale Della Rovere (1959) e poi con quel felicissimo ritratto di un italiano (Sordi!) che incontriamo in uno dei punti alti della commedia italiana,
Una vita difficile (1962) di Risi. Infine ci si trova a guardare il passato, ormai lontano, dall’oggi. Negli anni Settanta e Ottanta, lo sguardo verso la nostra storia si fa più distante, anche più ambiguo. Film come C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola, dove si raccontano le storie della gente comune dentro la Storia, e La notte di San Lorenzo (1982) dei fratelli Taviani mettono in racconto proprio la lontananza, la memoria, addirittura l’epos mitico di una guerra di liberazione che è stata anche guerra civile. E il cinema italiano continua ad accompagnarci in questi nostri anni. Leggi QUI il post completo