VerbaniaBau: Dialoghiamo: esperienze di comunicazione non verbale in Canile
Claudio ed io arriviamo nei box di Drop e Gilda, ci salutiamo, ci raccontiamo, ci vestiamo per l’uscita: il momento dell’incontro è carico di stati interni inizialmente emotivi (eccitazione, fretta, agitazione, movimenti sconnessi) che impattano su una buona comunicazione e sull’ascolto.
Con la calma, la lentezza, la flessibilità, il silenzio tendiamo a slittare verso stati interni emozionali: diamo spazio e prendiamo distanze, spezziamo portando attenzione su altro, raccogliamo informazioni dai sensi, incuriosiamo e ci lasciamo incuriosire, interrompiamo movimenti, cambiamo posture.
Insieme raggiungiamo il primo pratone: l’erba sta ricrescendo, sollevata dal vento e dal sole. Come per provare quel nuovo abito Gilda scuote la testa, allunga il collo e si rotola sorridente (postura in avanti di curiosità in una cornice dinamica fluida).
Drop si immobilizza, il naso verso il cielo, attende, e quando Gilda si scrolla alzandosi, lui si avvicina, il collo inclinato allo stesso angolo, e si rotola là dove lei si è rotolata (comunicare a distanza lasciando spazio-tempo).
Proseguiamo verso il ruscello, ognuno di noi incuriosito alle comunicazioni dell’altro, in ascolto degli stati interni e del contesto, connessi da una attenzione condivisa (disponibilità all’ascolto).
Mastichiamo foglie ed erbe, raspiamo la terra, ci incuriosiamo dei bianchi piumini volteggianti nell’aria, ci lasciamo ispirare da un silenzio di suoni quasi impercettibili, di foglie calpestate da zampe e scarponi, motori di auto lontane, il rombo di un aereo che riecheggia (silenzio comunicativo).
La luce che attraversa il bosco assume una sfumatura trasparente, al contrario del ruscello che lì, al confine del campo, è torbido, fangoso (esperienze percettive).
Gilda ci sguazza, trasportata da un istinto primitivo, e ne esce a chiazze variopinte, il mantello contaminato da fango nero, marrone, bruno rossastro (comunicazione dinamica di gioco).
Drop l’osserva, oserei dire meditabondo, mentre si costruisce una sua propria mappa cognitiva.
Sceglie di attraversare le acque sulle zolle di terra che affiorano, su quelle zolle dove sta crescendo l’erba nuova: lui non ama essere invaso dal fango (cinetica lenta e funzionale alla scelta).
Gilda ed io giriamo a destra, cerchiamo la sorgente del ruscello: attraversiamo lo stradone, ci infiliamo fra le robinie per trovare l’acqua limpida e, tutte prese dalla nostra esplorazione, ci lasciamo alle spalle, perdendoli di vista, Drop e Claudio (stati interni affiliativi, reciprocità animale).
Un tuffo, una piroetta nell’erba, un tuffo, piroettiamo insieme nell’erba, un gioco, il nostro gioco … poi lo sguardo volto all’indietro di Gilda, lo sguardo a distanza, lo sguardo consapevole diretto a me, un ponte di sguardi: mi fissa guardando lontano, cercando con gli occhi … è una domanda che cerca una risposta, “Dove sono Drop e Claudio?” (comunicazione gestuale e mimica facciale).
Non so fischiare, fischio mentre torniamo indietro sui nostri passi e riattraversiamo lo stradone, fischio stupita di fischiare, Gilda che avanza annusando l’aria verso Drop, in attesa con Claudio, con lui nascosto dagli arbusti: sembra dire “Vi ho perse di vista, non potevo fare altro che aspettarvi qui!”(comunicazione olfattiva, comunicazione vocale).
Ed è così che alla fine ci contaminiamo tutti in quel ruscello, in una esperienza senza tempo, in una coscienza risvegliata, nella curiosità reciproca, strofinandoci fra fango ed erbe, cantando una polverosa filastrocca, nella consapevolezza di essere gioiosamente insieme.
Dott.ssa Francesca Paleari
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