PsicoNews: Immaginazione e realtà
Il legame tra immaginazione e realtà e davvero molto più sottile e labile di quanto si possa immaginare, questo aspetto è stato ben studiato dalle neuroscienze.
👤 Dott.ssa Mara Rongo ⌚ 23 Novembre 2016 - 08:30 1 commentoa-
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Per lavoro, ho spesso a che fare con l’immaginario delle persone e non posso esimermi dal constatare quanto sia affascinante il legame che tiene saldamente ancorata immaginazione e realtà, anche nella concretezza biologica del nostro cervello.
Vi è mai capitato di immaginare qualcosa con tutta la concentrazione di cui siete capaci, con tutti i dettagli e con tutte le sensazioni che ritenete collegate a quello che state immaginando?
Mettiamola così, se succede nella fantasia, in realtà succede anche nel nostro cervello, ma non inteso come concetto astratto quale mente, bensì realmente nell’attivazione di alcune parti del cervello collegate a ciò che stiamo immaginando.
Mentre pensiamo ad un movimento, la nostra corteccia premotoria si attiva, quando lo eseguiamo si attiva quella motoria. Quando noi immaginiamo qualcosa, le aree limitrofe a quelle che si attiverebbero alla reale presenza di quel qualcosa, si attivano a loro volta, permettendo una stimolazione, anche se di intensità minore, comunque reale nel nostro cervello e nel nostro corpo. Immaginare visivamente è paragonabile, a livello neurobiologico, a vedere realmente. Quindi il parallelismo vale tanto per le azioni quanto per le sensazioni.
Per riuscire in tutto questo, la creazione della nostra immaginazione (che sia un oggetto e/o soggetto esistente ma non presente effettivamente oppure un oggetto e/o soggetto completamente inventato) deve essere collegata a un’emozione, a una definizione linguistica e alla possibilità di ricordare ciò che è immaginato, oltre che a dati sensoriali specifici (colore, luminosità, pesantezza, odore e quanto altro).
In Italia esistono ricerche che vanno nella direzione dell’utilizzo del mental imagery per educare e orientare l’apprendimento, affinchè sia maggiormente efficace, anche in ambito sociale, oltre che cognitivo .
Questa caratteristica ad esempio viene sfruttata da anni in ambito sportivo, dove veri e propri training mentali permettono un miglioramento della performance, passando attraverso l’immaginazione, che in questo caso necessita di dati sensoriali quali distanze, traiettorie, parabole e quanto altro. Anche in ambito riabilitativo ormai il mental imagery viene sfruttato per incrementare il recupero di funzioni parzialmente compromesse, ovviamente con le specificità e le corrette indicazioni fornite dal singolo caso.
Oltre alle applicazioni pratiche funzionali di questa caratteristica dell’immaginazione, non si può dimenticare anche il legame tra immaginazione e realtà che si riscontra in alcune patologie psichiche, ma anche il ruolo che le immagini mentali, possono avere in alcuni processi psichici, quando fortemente collegate ad emozioni.
Buona settimana
Mara Rongo
Fonte:
http://qi.hogrefe.it/rivista/mental-imagery-antica-e-sempre-attuale-risorsa-d/
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