Metti una sera al cinema - In nome di mia figlia

Il Cinecircolo Socio Culturale Don Bosco, martedì 22 novembre 2016, per la rassegna "metti una sera al Cinema", presenta "In nome di mia figlia".

  
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Un film di Vincent Garenq. Con Daniel Auteuil, Sebastian Koch, Marie-Josée Croze, Christelle Cornil, Lila-Rose Gilberti. Emma Besson, Christian Kmiotek, Serge Feuillard, Fred Personne, Thérèse Roussel

Titolo originale Au nom de ma fille. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 87 min. - Francia 2016. - Good Films
Daniel Auteuil molto efficace in un film di cronaca giudiziaria

Il 10 luglio 1982 André Bamberski riceve una telefonata in cui la ex moglie gli comunica la morte della figlia quattordicenne Kalinka.. La ragazza stava trascorrendo le vacanze in Germania con la madre e il patrigno, il dottor Dieter Krombach. In breve tempo, grazie anche a un referto autoptico che lascia più di un dubbio, Bamberski si convince che il medico abbia delle gravi responsabilità nel decesso. Da quel momento ha inizio una battaglia che lo vedrà utilizzare tutti i mezzi, legali e non, per dimostrare la sua tesi.

Vincent Garenq, del quale è arrivato sui nostri schermi solo il film d'esordio, dalla sua opera seconda si è dedicato a casi giudiziari in cui il singolo si è trovato contro la macchina della giustizia d'Oltralpe. Questo ha fatto sì che le sue opere suscitassero un certo interesse in Patria ma non valicassero il confine di Ventimiglia. Il suo ultimo lavoro si apre a uno sguardo più ampio divenendo così più fruibile anche per i non francesi nonostante un elemento di base che ne limita le potenzialità. Quest'ultimo è costituito dal fatto che in Francia il caso è noto, come si può verificare anche consultando Internet. Accade così che la sceneggiatura non possa giocare più di tanto sull'elemento di ambiguità e di ossessività che potrebbe maggiormente caratterizzare il protagonista.

Daniel Auteuil era l'attore giusto per muoversi su questo registro avendo riacceso negli occhi quei lampi che avevano caratterizzato il suo personaggio in L'avversario. Lo spettatore avrebbe dovuto avere un margine di tempo più ampio per chiedersi se nella sua ostinata ricerca della 'verità' dominasse il bisogno di rendere giustizia alla figlia o invece piuttosto il desiderio di vendetta nei confronti di chi gli aveva sottratto la moglie (si veda in proposito la scena dell'accertamento di adulterio). Questo ambito cinematograficamente interessante viene invece presto abbandonato per seguire cronologicamente l'iter di una vicenda che (qui sta l'ampliamento di ambito) coinvolge due magistrature in stretta rivalità come quella francese e quella tedesca.

Nel mezzo si trova un padre deciso a non mollare e una madre che non può neanche lontanamente pensare che il suo nuovo compagno si sia macchiato di un crimine così grave. Su questo versante lo spettatore potrà trovare analogie con altri casi a lui noti e quindi sviluppare un tipo di interesse che chiunque segua "Chi l'ha visto?" ha sicuramente vivo.

Giancarlo Zappoli Leggi QUI il post completo