Maurizio Lupi a Verbania
Presenzierà alla mostra “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune”
👤 Redazione ⌚ 25 Ottobre 2013 - 14:00 Commentaa-
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Sabato 26 alle ore 18, alla chiesa di Santa Marta di Intra, in occasione della cerimonia di chiusura della mostra, sarà presente Maurizio Lupi.
Dal sito
Mostratommasomoro.it alcune informazioni su questa mostra
“Professare con la bocca, a sua volta, indica che la fede implica una testimonianza ed un impegno pubblici. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato. La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo “stare con Lui” introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede. La fede, proprio perché è atto della libertà, esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede”.
Con queste parole Benedetto XVI ha indetto uno speciale Anno della Fede a partire dall’11 ottobre 2012.
La Fondazione Costruiamo il Futuro ha accolto l’invito di Sua Santità ed ha deciso di promuovere la mostra “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune” sulla vita e la storia di un grande santo inglese: Tommaso Moro, venerato dalla Chiesa cattolica e da quella anglicana.
Beatificato nel 1886, canonizzato nel 1935, Moro è stato proclamato da Giovanni Paolo II patrono dei politici e dei governanti.
La presente mostra intende ripercorrere la vita ed i tempi “fuori dissesto” (W. Shakespeare) di Tommaso Moro, introducendo i lettori ai drammatici rivolgimenti politici e culturali dell’Europa del primo ’500, dilaniata dalla crisi protestante, e dell’Inghilterra di Enrico VIII, Caterina d’Aragona e l’astuto clan di Anna Bolena e Cromwell, dove l’attesa di un erede costituirà la breccia per la radicale trasformazione di un paese saldamente cattolico ed eurocentrico nella nazione che oggi conosciamo. In parallelo al delinearsi degli avvenimenti che porteranno Enrico VIII a separarsi da Roma, a chiudere i monasteri, e a pretendere l’autorità suprema in materia di fede, ecco svolgersi la vita e le opere del suo amico e servo più fedele e disinteressato, chiamato alla responsabilità civile più alta sotto la rassicurazione da parte di Enrico stesso di “dover pensare prima a Dio, e poi al re”, e che, proprio per questa lealtà, conoscerà la povertà, il silenzio e infine il processo e la morte.
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