Forno crematorio: "perchè non andremo a votare"

Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del Comitato “Undici uomini e un referendum”, in cui sono spiegati i motivi per cui il 17 aprile non andranno a votare al referendum sul forno crematorio.

  
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Il Comitato “11 uomini e un referendum” nasce con l’intento di sostenere la decisione consiliare di esternalizzare la gestione del forno crematorio di Verbania. Il Consiglio Comunale, infatti, ha votato per ben due volte decidendo per l’esternalizzazione del servizio. Ci chiediamo quindi: perché fare un referendum? A cosa serve il Consiglio Comunale eletto se bastano 11 persone a bloccare una decisione?

Il servizio di cremazione NON è un servizio essenziale e NON è un compito istituzionale del Comune che, al contrario, deve finalizzare gli investimenti per garantire i servizi prioritari (come scuole, asili, viabilità, territorio, servizi sanitari, cultura, turismo, ecc.). E’ un servizio che l’amministrazione mette a disposizione della cittadinanza e che ha costi di gestione elevati che nei prossimi anni diventerebbero insostenibili, se si considera che l’attuale linea obsoleta debba essere sostituita con una più moderna: si tratta di un investimento importante (circa 1,5 mln) che andrebbe a sottrarre importanti risorse al bilancio comunale, a fronte di un patto di stabilità ancor più stringente imposto dal Governo, non consentendo così di investire per lo sviluppo della città.

Questo non è il comitato del no ma un gruppo di persone che affronta seriamente la questione, acquisendo informazioni, al fine di far comprendere come tale decisione sia la più conveniente per il Comune e, quindi, per la Città e per i Cittadini verbanesi. Riteniamo pertanto inutile il referendum per l’abrogazione della deliberazione.

Vediamo ora perché riteniamo l’esternalizzazione del servizio la scelta da perseguire.
1) L’utile (differenza tra ricavi e costi) è in costante diminuzione (circa 250.000 € nel 2013, poco meno nel 2014 e 200.000 € nel 2015): ciò è dovuto da un lato all’aumento dei costi di gestione per le opere di manutenzione ordinaria di un impianto vecchio di 15 anni e dall’altro ad una riduzione delle cremazioni dovuta ad un’offerta globale del servizio non in linea con quella di altri forni (es. Tempio di Domodossola).

2) Il trasferimento della gestione del forno crematorio ad un privato, viceversa, comporterebbe per il Comune di Verbania una serie di benefici: canone annuo al quale si aggiungano tutte le spese di gestione a carico del concessionario privato (manutenzione ordinaria e straordinaria, personale, utenze, rifiuti, ecc.) e quelle di manutenzione del cimitero di Pallanza, con la possibilità di estenderle all’intero sistema cimiteriale cittadino; ciò determinerebbe, tra introiti e risparmi, un utile pari, se non superiore, a quello attuale, senza alcuna perdita rispetto alla gestione pubblica.

3) L’attuale linea crematoria è obsoleta per cui deve essere sostituita da una moderna, più efficiente e meno inquinante: il nuovo forno dovrà essere inserito in un nuovo locale tecnico, dovranno essere predisposte una nuova sala del commiato e nuove celle frigorifere, entrambe attualmente insufficienti, e nuovo personale. Ciò comporterebbe un impegno finanziario che il Comune non sarebbe in grado di sopportare, se non a scapito di servizi primari; e mantenere il forno nello stato attuale significherebbe una non lontana sospensione del servizio, mancanza che sarebbe supplita dalla presenza di un tempio crematorio attrezzato e molto efficiente a Domodossola.

4) Visto e considerato che l’attuale linea crematoria è obsoleta, per cui poco efficiente ed inquinante, il suo mantenimento in attività da parte del gestore privato non parrebbe logica (se non unicamente nella fase di transizione alla nuova linea) perché antieconomico a causa degli alti costi di gestione e manutenzione a fonte di una bassa efficienza d’esercizio;

5) dall’analisi di uno studio tecnico inerente l’impatto ambientale di un forno crematorio (“Aspetti tecnico ambientali di un crematorio” – Prof. Gioacchino Nardin, Facoltà d’Ingegneria, Dip. Di Ingegneria Elettrica, Gestionale e Meccanica, Università di Udine) risulta che le emissioni prodotte da un forno di piccola taglia (come quello di Verbania, portata di circa 1000 Nm3/h) sono centinaia di volte inferiori a quelle di due comuni attività quali il legno domestico (ad es. un fornello, stufa o caminetto) e un’utilitaria a benzina verde. Nelle conclusioni si afferma che “ a oggi campagne di misura sull’ambiente prospiciente un crematorio strutturato come da norme nazionali ed europee non hanno mai rilevato differenze misurabili e certe del tasso d’inquinamento tra forno crematorio in funzione e spento, per cui i crematori operano in condizioni di sicurezza ambientale ed il loro contributo alle concentrazioni che determinano la qualità dell’aria è ininfluente ”.

6) da un confronto tra emissioni di un moderno forno crematorio dotato di una linea di ultima generazione (Tempio di Domodossola, linea della Facultative Tachnologies) e quelle del forno crematorio di Verbania risulta molto chiaramente come nel primo caso le emissioni dei principali macroinquinanti (polveri, mercurio, diossine, NOx, SO2, CO) siano nettamente inferiori, e si consideri che il forno di Domodossola ha una portata dei prodotti di combustione (m3 di fumi emessi ogni ora), e quindi di inquinanti, che è circa doppia di quella del forno di Verbania, il che significa che il numero di cremazioni è circa doppio di quelle attualmente eseguite a Verbania.

7) In considerazione di ciò, quand’anche il privato gestore privato dovesse decidere di aumentare le cremazioni raggiungendo il valore massimo concesso di 1872/anno, le emissioni dei macroinquinanti sarebbero comunque inferiori alle attuali. E non si andrebbe oltre tale limite poiché stabilito e imposto da Comune e Provincia e non a discrezione del gestore privato solo in base all’effettiva capacità della nuova linea crematoria.

La relazione tecnica del Prof. Nardini è stata redatta per la realizzazione di un forno crematorio a Bovolenta (PD) che ha circa le stesse caratteristiche di quello che si vuole realizzare a Verbania in termini di portata di prodotti di combustione e quindi di inquinanti: circa 1000 Nm3/h (metri cubi di fumi emessi ogni ora) paragonabile come potenza termica a una caldaia di riscaldamento di un impianto condominiale di circa 300.000 kcal/h.

La tabella 4 riporta le emissioni delle diossine (PCDD/F) da vari processi di combustione, che assieme a polveri, SO2, CO e NOx è il macroinquinante di maggior interesse: poiché in essa non sono riportate le emissioni di un forno crematorio hanno usato i dati di emissione di un forno di portata analoga a quello previsto a Bovolenta (e quindi a Verbania) da cui si evince innanzitutto che le emissioni registrate in tale impianto nel 2010 sono di 0,00018ng/Nm3 e cioè 550 volte inferiori ai valori massimi ammessi dalla normativa europea (pari a 0,1 ng/Nm3 (vedasi paragrafo 4. “Valori di emissione diossine”) e nel 2012 sono pari a zero.

Per operare un confronto hanno considerato due fonti comuni: legno domestico (es. caminetto o stufa o forno) e auto a benzina: facendo i dovuti rapporti risulta che per queste due attività i livelli delle emissioni di diossina sono centinaia di volte superiori al forno crematorio.
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