Zanotti e Scalfi su futuro Conser VCO
Riportiamo dal sito verbaniasettanta.it, l'intervento di Claudio Zanotti e Nicolò Scalfi, riguardante il futuro di Conser VCO.
👤 Redazione ⌚ 4 Aprile 2016 - 14:31 1 commentoa-
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Di fronte a un quadro societario e imprenditoriale complesso, delicato e compromesso, ci sentiamo di offrire al dibattito del centrosinistra alcune proposte che hanno l’ambizione proprio di meglio definire e costruire il quadro strategico all’interno del quale collocare l’azione dei prossimi amministratori di ConSer Vco.
Con implacabile ciclicità triennale, torna ad infiammare (?) la politica locale il tormentone delle nomine in enti e società a capitale pubblico: Distretto Turistico, Vco Trasporti, ConSer Vco. Ed è proprio a quest’ultima società che vorremmo dedicare qualche considerazione.
Nata 45 anni fa come Consorzio per lo Sviluppo del Basso Toce per volontà dei Comuni di Verbania, Omegna, Gravellona Toce e Baveno, l’azienda ha radicalmente trasformato e ammodernato la gestione dei servizi pubblici locali (trasporto urbano, raccolta e smaltimento dei rifiuti, depurazione delle acque reflue, realizzazione di aree industriali attrezzate…) ed è oggi la più grande realtà imprenditoriale a capitale pubblico del VCO. Da alcuni anni però ConSer è entrata prima in una situazione di crisi progressiva e poi in una situazione di stallo. La causa va ricercata nella disastrosa gestione seguita alle elezioni del 2009, vinte in Comune e in Provincia dalle coalizioni destro-leghiste: nel triennio 2010-2012 la Società, dopo aver chiuso l’ultimo bilancio a -950.000 €, s’è mangiata il 60% delle Riserve e dei Fondi accantonati e conservati nello Stato Patrimoniale a partire dal 2004. La chiusura del forno inceneritore di Mergozzo senza alcuna alternativa di reimpiego del personale e la fusione autolesionistica con la società “gemella” Valle Ossola spa hanno fatto lievitare sensibilmente i costi e così a Verbania per gli stessi servizi di raccolta, spazzamento e smaltimento che nel 2009 pagavamo 5.156.000 €, oggi dobbiamo pagare oltre 6.000.000 €.
La nomina nel 2103 di un Amministratore Unico individuato senza alcun coinvolgimento del territorio ha di fatto congelato la situazione e oggi i soci di ConSer, ovvero tutti i Comuni della Provincia, si trovano di fronte problemi sostanzialmente analoghi a quelli di tre anni fa: assenza di una strategia aziendale di medio-lungo periodo; percentuali di raccolta differenziata ferme a una decina di anni fa; forte malcontento in molti Comuni per la qualità del servizio erogato; bilanci societari molto precari a fronte di tariffe spesso considerate troppo elevate; alti costi di gestione, che più d’un sindaco ha giudicato “fuori mercato”. Di fronte a un quadro così complesso, delicato e compromesso, ciò che si avverte del dibattito in corso tra i sindaci-azionisti sono le diatribe sulla conferma o meno dell’attuale Amministratore Unico per un altro mandato triennale e gli interrogativi senza risposta sulla natura e i contenuti della “gara a doppio oggetto“, misterioso rebus giuridico-societario di cui tutti parlano da almeno cinque anni e di cui nessuno sa niente.
Per queste ragioni ci sentiamo di offrire al dibattito del centrosinistra alcune proposte che hanno l’ambizione proprio di meglio definire e costruire il quadro strategico all’interno del quale collocare l’azione dei prossimi amministratori di ConSer Vco.
1. Impiantistica leggera. Chiuso il termovalorizzatore di Mergozzo, ConSer ha perso il suo segmento “industriale” e produttivo, assumendo il profilo di una società impegnata esclusivamente nell’attività di raccolta dei rifiuti e di spazzamento. Può bastare? Forse no. A nostro parere deve essere invece verificata la possibilità di realizzare e gestire sul territorio della provincia uno o più impianti a tecnologia semplice (ma a elevato impiego di manodopera) per la separazione, il trattamento, la valorizzazione e la commercializzazione della massa imponente di materiale (carta, cartone, vetro, plastica, legno, vegetali, metalli..) derivante da raccolta differenziata e oggi conferito pressoché interamente a impianti privati fuori provincia. Esistono (in ConSer Vco e nella rete delle cooperative che con ConSer collaborano) competenze e professionalità per studiare questa opportunità di business ecologico-ambientale (esteso magari anche al Quadrante), che non è poi molto diversa da quella realizzata tra il 1998 e il 2000, quando ConSer Vco smise di ingrassare le discariche di mezzo Piemonte con il rifiuto indifferenziato che eccedeva le potenzialità del forno di Mergozzo e in un paio d’anni estesa a molti Comuni la pratica della raccolta differenziata spinta porta-porta. Risultato? I miliardi (di lire…) destinati a pagare le discariche si trasformarono in centinaia di nuovi posti di lavoro in loco.
2. Raccolta differenziata all’80%. A Verbania (ma anche in altri Comuni) da dieci anni la raccolta differenziata ha raggiunto e superato il 70%, mentre in provincia il dato medio di R.D. si attesta intorno al 62%. Non va bene. Come non va bene che città importanti come Verbania da molti anni ormai abbiamo abbandonato le “buone pratiche” di raccolta che in altre zone d’Italia hanno consentito di avvicinare e raggiungere la soglia dell’80%. Il secondo obiettivo strategico di ConSer dovrebbe essere quello di portare tutti i Comuni del Vco a quest’ultima percentuale, riprendendo con determinazione e coraggio l’abitudine a un costante e continuo miglioramento delle tecniche di raccolta, selezione e valorizzazione dei rifiuti. E’ accaduto in passato, deve accadere anche oggi. Vincendo le timidezze, le paure e le resistenze che ancora si manifestano in alcune aree del Vco.
3. Razionalizzazione della gestione. Alcuni amministratori vanno sostenendo in più sedi che ConSer Vco lavora con costi di gestione del 20/25% superiori a quelli di società analoghe. Non sappiamo se sia vero e se lo sia in queste dimensioni, ma l’impennata del 17% dei costi della raccolta a Verbania in quattro anni (2009-2013) conferma la tendenza. Chiusura del forno di Mergozzo senza ricollocazione integrale del personale in esubero nei servizi di raccolta e assorbimento in ConSer della decotta e moribonda azienda “gemella” dell’alta Ossola hanno alterato profondamente i conti della società, senza che alcuna strategia di recupero e di rilancio sia stata messa in atto. E’ ora di farlo. I nuovi amministratori hanno dunque come terzo compito quello di ottimizzare e razionalizzare una gestione che oggi scontenta tutti i soci-clienti.
4. Impiantistica complessa. Qualche anno fa venne lanciata con enfasi sui media locali la notizie della realizzazione di un impianto di biocombustibile da rifiuti organici. Non se ne sa più nulla. Erano invece opere previste all’interno del Programma Territoriale Integrato (PTI) del 2008 gli impianti proposti allora da ConSer e Coub per la produzione di energia da biomasse vegetali e di biogas. Da allora, il deserto della stagione del destro-leghismo e del commissariamento del Comune di Verbania. Tempo da perdere non ce n’è più. Ai nuovi amministratori si dovrà chiedere di verificare, all’interno delle logiche di programmazione regionale e di Quadrante, se un progetto articolato di impiantistica complessa nel settore della produzione di energia da scarti organici sia ancora attuale, finanziariamente sostenibile ed economicamente remunerativo.
5. Amministratore unico: scelta sbagliata. Se i contenuti che abbiamo indicato hanno logica, coerenza e fondamento, la scelta di affidare la conduzione dell’azienda a un Amministratore Unico – magari esterno/estraneo al territorio – è sbagliata. Lo era tre anni fa, lo sarebbe ancora oggi. L’ambizione di scrivere una nuova stagione di ConSer Vco all’altezza di ciò che questa azienda ha realizzato in passato reclama una governance collegiale e condivisa, che sia espressione riconoscibile di chi ha pensato e costruito la “missione” imprenditoriale dei prossimi anni. Scelte importanti come quella di confermare o meno la “gara a doppio oggetto” (e soprattutto i contenuti tecnici, operativi e finanziari della gara, che devono essere coerenti con il disegno strategico prescelto) o di proseguire nella gestione in house o di cedere in gara aperta la maggioranza delle quote a un soggetto privato o di andare a una gara di affidamento del servizio in associazione d’impresa con altri o altro ancora, devono essere preparate e “sgrossate” da un organo di amministrazione collegiale, magari da un Consiglio di Amministrazione di tre componenti in grado di arricchire una riflessione comune. Non serve la solitudine di un Amministratore Unico, anche se il bando per la presentazione delle candidature a questa figura fa riferimento.
Sarebbe un gesto di intelligenza e di lungimiranza riconsiderare anche questa decisione e riprendere su basi nuove la riflessione sul destino di una realtà che è stata parte fondamentale della storia politico-amministrativa del Verbano Cusio Ossola. Leggi QUI il post completo