Miele straniero daneggia produttori locali

“L’incessante aumento delle importazioni di miele, soprattutto dall’Est Europa e dalla Cina, danneggiano un settore strategico per il territorio: nelle due province, infatti, la consistenza degli apiari è particolarmente significativa, così come la produzione di mieli di qualità e tradizione, dal castagno, all’acacia, al millefiori, al rododendro, quest’ultimo peculiarità del Vco”.

  
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Lo sottolinea Federico Boieri, presidente di Coldiretti Novara Vco, a commento del forte aumento delle importazioni di prodotto straniero, che nel 2015 ha superato dell’11% la quota dell’anno precedente.

Il dato emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat dalla quale si evidenzia una vera invasione con gli arrivi che nel 2015 hanno raggiunto il massimo di sempre e provengono principalmente dall’Ungheria con 7,4 milioni di chili, seguita dalla Cina con 4,8 milioni di chili, quasi il doppio rispetto allo scorso anno, e poi dalla Spagna che con 2,3 milioni di chili sorpassa la Romania, comunque in crescita con 1,9 milioni di chili.

Per comprendere a fondo l’impatto sul sistema apistico interprovinciale basta dare uno sguardo ai numeri: il Verbano Cusio Ossola conta quasi 300 produttori, la provincia di Novara oltre 250. Proporzioni che cambiano considerando il numero di alveari: oltre 25 mila a Novara e oltre 8 mila nel Verbano Cusio Ossola.

Nonostante la ripresa della produzione Made in Italy c’è il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità; occorre quindi verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.

La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE"; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE".

“Il problema – conclude il direttore Maria Lucia Benedetti – è però che le stesse regole non valgono se il miele viene usato come ingrediente, come accade nei biscotti e negli altri dolci come, ad esempio, il torrone, dove la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta”.

Per quanto riguarda le vendite, i piccoli apicoltori si indirizzano innanzitutto verso il conferimento in cooperativa (23,6%), i privati consumatori (22,0%) e i grossisti (20,8%), mentre la restante parte viene indirizzata al piccolo dettaglio tradizionale e specializzato che assorbe il 12,7%.
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