PsicoNews: Tristezza per favore vai via
La depressione rappresenta un disturbo dell’umore che incide gravemente sullo stato di benessere della persona che ne è affetta. Nel post di oggi si pone l’accento in particolare sulla depressione nella terza età.
Quando ero una studentessa universitaria, ormai quasi al termine del percorso di studi, ricordo che la mia Relatrice di tesi, un giorno, mi disse che io non sarei mai stata una persona depressa, poiché secondo lei la mia personalità era un fattore di protezione; io ovviamente ci credetti e ancora oggi ci credo, in fondo mi considero un’ottimista, e nonostante periodi di maggiore difficoltà, ho questa forma di pensiero positivo (Jovanotti vecchia maniera). Nel lavoro però non è così, la depressione entra spesso nelle vite dei miei pazienti e, quindi, anche nella mia, e così ho dovuto imparare a conoscerla, in particolare con gli anziani.
Dal punto di vista clinico la sintomatologia depressiva è una delle psicopatologie con esordio più frequente nella terza età, con alcune differenze:
• Entro i 60-65 anni sembrerebbe legata maggiormente alla personalità;
• Oltre i 75 anni di età sarebbe principalmente dovuta a fattori collegati a stress psicosociali.
Tra i fattori che predispongono all’insorgenza di depressione, vanno considerati:
• Genere: donne sarebbero più soggette a manifestare sintomi depressivi;
• Celibato, divorzio e vedovanza: in particolare la vedovanza espone maggiormente gli uomini al rischio depressivo;
• Abitazione: la vita in Strutture per anziani comporterebbe più rischio;
• L’interazione con malattie somatiche croniche: in particolare malattie respiratorie, disturbi cardiovascolari, dell’apparato muscolo scheletrico con dolore cronico, l’incontinenza urinaria e il morbo di Parkinson.
Il trattamento della depressione nell’anziano è stato per lungo tempo un problema a causa della convinzione d’inefficacia di trattamenti psicologici; negli ultimi anni, grazie alla modificazione dello stigma riguardante la terza età e a revisioni scientifiche di valore (Cochrane Library, Wilson et al., 2002), si è preso atto della validità di questi trattamenti, anche supportivi, soprattutto nelle fasi iniziali e quando la severità della sintomatologia è lieve, evitandone la progressione verso livelli di severità maggiori, fino a diventare episodio depressivo maggiore.
Può essere utile considerare alcuni punti particolari che possono essere di aiuto:
Gli aspetti più frequenti di manifestazione sono: sintomi somatici, sintomi cognitivi, scarsa affettività ed emotività, perdita d’interesse e piacere, negazione di umore depresso, apatia, affaticabilità, irritabilità, disturbi del sonno.
La depressione nella persona anziana rappresenterà nel 2020 la seconda causa di malattia e limitazioni funzionali, dopo i disturbi cardiologici.
Il problema depressivo nella terza età può all’apparenza sembrare poco rilevante per i giovani o per coloro che non abbiano direttamente a che fare con anziani; in realtà, data la rilevanza di incidenza, prevalenza e significatività delle sue conseguenze sull’autonomia e sul benessere delle persone interessate, a livello pubblico il problema assume un peso rilevante. Il miglioramento globale all’approccio alla patologia depressiva può avere ricadute sia sul singolo, colpito dalla patologia, ma anche in termini di costi per la sanità pubblica e il consumo delle risorse.
E voi? Cosa pensate dell’utilità della prevenzione per contenere costi e consumo di risorse pubbliche?
Buona settimana
Mara Rongo
Fonte:
“Psicologia dell’Invecchiamento”, a cura di R. De Beni, ed. Il Mulino, 2009
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