Forno Crematorio: nasce il comitato per il SI all’esternalizzazione
Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del neonato comitato per il si all’esternalizzazione del forno Crematorio.
👤 Redazione ⌚ 17 Febbraio 2016 - 13:01 15 commentia-
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E’ nato il Comitato di verbanesi “undici uomini e un referendum” , il cui fine è informare la cittadinanza in merito al progetto del nuovo forno crematorio e per dire si all’esternalizzazione della gestione. Ritenendo inutile il referendum proposto inviteremo conseguentemente a non andare a votare.
Le posizioni del Comitato sono riassunte in un documento approfondito (che trovate in allegato) i cui punti principali soni qui riassumibili.
- Il Consiglio Comunale a larga maggioranza (19 voti su 28) ha già deciso sul forno crematorio: perché fare un referendum che costerà migliaia di euro? A cosa serve il Consiglio Comunale da noi eletto?
- L'attuale linea del Forno Crematorio è vecchia e deve essere sostituita da una nuova moderna linea. Nel progetto del nuovo forno crematorio è previsto anche una moderna “sala del commiato” per dare uno spazio più rispettoso del dolore dei familiari in quei momenti difficili.
- Si inquina di meno. Un impianto tecnologicamente avanzato che sostituisce quello vecchio è EVIDENTE a tutti che è in grado di emettere un minor quantitativo di emissioni. I filtri di questi forni sono dotati infatti delle migliori tecnologie oggi sul mercato.
- Al termine dei lavori, rimarrà in funzione solo la nuova linea. Quindi non è vero che ci sarà il raddoppio delle linee del Forno. Oggi il forno può effettuare, come da autorizzazione Provinciale, fino ad un massimo di 1872 cremazioni all'anno. Sarà così anche dopo con Il gestore privato che avrà lo stesso numero di cremazioni.
- In Piemonte l'esternalizzazione di questo servizio è stato scelto dalla stragrande parte dei Comuni (quindi la stragrande maggioranza dei Comuni sbaglia? Ovviamente no).
- Il Comune non può far fronte a tutti gli investimenti: deve scegliere quelli prioritari. Se si spende quasi un milione e mezzo di euro sul forno crematorio è evidente che “la coperta corta” del bilancio impedirà di investire in altre direzioni (scuole, strade, turismo, cultura, ecc).
- Il nuovo gestore oltre a riconoscere al Comune un canone annuo certo si assumerà anche la gestione del personale e le spese di tutti i servizi del cimitero di Pallanza. Questo vuol dire che si somma il canone da introitare e il risparmio dei costi si avrà un entrata che pareggerà quantomeno l’utile del 2015.
In queste settimane lavoreremo per informare delle nostre idee i cittadini. Per chi volesse aderire al Comitato di verbanesi “undici uomini e un referendum” può contattarci alla mail comitato.no.referendum.forno@gmail.com
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COMITATO DI VERBANESI: “Undici uomini e un referendum”
Lo scorso 23 settembre 2015 il Consiglio comunale di Verbania, con il voto favorevole di un'ampia maggioranza (19 voti su 28), ha deciso di esternalizzare a ditte private il servizio di cremazione delle salme.
A novembre 11 persone (a norma di statuto comunale ne erano necessarie 10) hanno presentato una domanda per indire un referendum contro questa decisione e hanno raccolto circa 1100 firme (ne occorrevano, per legge, 1000 in due mesi) per avviare il referendum che sarà convocato, come da Statuto Comunale (art.55), entro novanta
giorni successivi alla verifica delle firme (probabilmente in aprile).
Una consultazione che costerà migliaia di euro e che per essere valida dovrà vedere recarsi ai seggi la metà dei cittadini votanti delle ultime elezioni amministrative (8626 votanti). Altrimenti tutto sarà stato inutile.
Ci chiediamo:
a che cosa serve il Consiglio Comunale eletto se bastano undici persone a bloccare una decisione? A Verbania una Giunta e un Sindaco hanno scelto cinque anni fa di realizzare un teatro/centro eventi, Il Maggiore dal costo di 17 milioni di euro, senza alcun referendum e nemmeno la scelta (economicamente ben superiore) dell’ospedale nuovo e unico ha dato luogo a procedure referendarie. E altri esempi si potrebbero fare.
Con il voto alle elezioni diamo un mandato a chi governa: giudicando poi se opera bene o male. Altrimenti bastano ogni volta undici persone che non sono d'accordo su una singola scelta per organizzare un referendum e l'esito sarebbe la… paralisi!
Perché il Consiglio Comunale ha previsto di affidare a privati il servizio?
- L'attuale linea del Forno Crematorio è vecchia e deve essere sostituita da una nuova moderna linea, che sarà costruita durante il funzionamento dell’attuale.
Si al nuovo forno crematorio e all’esternalizzazione della gestione Riteniamo inutile il referendum
Noi non andremo a votare
Al termine dei lavori, rimarrà in funzione solo la nuova linea. Non è vero che ci sarà il raddoppio delle linee del Forno.
Il rischio, se non si procedesse alla costruzione di una nuova linea ed intervenisse un guasto all’attuale con cessazione dell’attività, è anche quello di non poter più disporre delle autorizzazioni necessarie per avere un forno per le cremazioni in città. Oggi la struttura può funzionare, come da autorizzazione ambientale della Provincia, fino a
un massimo di 1872 cremazioni l’anno ma ne realizza meno (poco più di mille nel 2014) e offre una prestazione appena sufficiente.
- In Piemonte l'esternalizzazione di questo servizio, consentita dalla legge, è applicata dalla stragrande parte dei Comuni: su undici impianti quasi tutti i forni crematori sono affidati a gestori privati (quindi la stragrande maggioranza dei Comuni sbaglia? Ovviamente no).
- Il servizio di cremazione NON è un compito istituzionale del Comune (come le scuole, le strade, ecc.) e noi crediamo che l'obiettivo principale sia quello di rendere più moderna l'attività. Oggi non è così a Verbania dove l'impianto è vecchio e va sostituito. Abbiamo una struttura non all'altezza e poco dignitosa per una giusta accoglienza delle
salme e dei loro parenti. Nel progetto del nuovo forno crematorio è prevista anche una moderna “sala del commiato” per dare uno spazio migliore e più rispettoso del dolore dei familiari in quei momenti difficili. Secondo i dati Istat la richiesta di cremazioni è in aumento in Italia come in Europa. Nel 2013 l'incidenza delle cremazioni sul totale dei decessi è stata del 18%. Essendo una pratica meno costosa rispetto alla sepoltura, la popolazione, complice anche la crisi economica, fa maggiormente ricorso a questa pratica. Senza il rinnovo dell'impianto Verbania si troverebbe a non poter soddisfare in tempi contenuti questo servizio e a costringere i parenti dei defunti ad attendere per alcuni giorni il turno del proprio congiunto, lasciandolo depositato in luogo poco consono. Inoltre non si avrebbe neppure uno spazio adeguato per commemorare chi opta per una cerimonia laica.
- Inoltre il Comune non può far fronte a tutti gli investimenti, dovendo scegliere quelli prioritari. Si pensi alle tante urgenze: viabilità, territorio da riqualificare, lo sviluppo turistico da incrementare, il patrimonio da curare ecc. Se si spende un milione e mezzo di euro sul forno crematorio, è evidente che “la coperta corta” dei bilanci impedirà al Comune di investire in altre direzioni legate sviluppo della città.
I conti economici
Solo nel 2015 il Comune dalla gestione diretta del Forno ha perso oltre un terzo del ricavo lordo (che è stato di 200 mila euro) rispetto al 2014. A questo ricavo lordo devono essere però tolte le spese che il Comune ha. Il nuovo gestore oltre a riconoscere al Comune un canone annuo certo si assumerà anche la gestione del personale e le spese di tutti i servizi del cimitero di Pallanza.
Questo vuol dire che si somma il canone da introitare e il risparmio dei costi (della gestione dell’impianto di cremazione e del cimitero) si avrà un’entrata che quantomeno pareggerà l’utile del 2015.
La gestione esterna del cimitero di Pallanza è una scelta votata in Consiglio Comunale, anche da una parte della minoranza consigliare, per sperimentare se sia efficace questo modello di gestione e poi, in caso positivo, estenderlo agli altri nove cimiteri nel Comune.
Che cosa accadrà con il privato?
Non vi sarà alcuna perdita di lavoro per gli attuali due dipendenti comunali; anzi è prevedibile un incremento di personale per offrire un servizio più competitivo e accogliente (apertura anche il sabato, costruzione di una sala del commiato e un luogo per i riti civili).
Il nuovo forno crematorio gestito da una società privata subentrerà con la stessa attuale autorizzazione provinciale per compiere al massimo 1872 cremazioni all'anno come oggi.
Il Comune, che non farà più l'imprenditore che controlla se stesso, potrà:
- fissare il numero di cremazioni;
- avviare verifiche sanitarie e ambientali con gli organi preposti (oggi invece le subisce e
si deve "difendere");
- decidere le tariffe preferenziali per i residenti;
- incassare un canone annuo dalla società che gestirà il forno crematorio.
E l’Ambiente? S’inquina di meno
Un impianto tecnologicamente avanzato che sostituisce quello vecchio è EVIDENTE a tutti che è in grado di emettere un minor quantitativo di emissioni nocive. I filtri di questi forni sono dotati delle migliori tecnologie oggi sul mercato che andranno a sostituire una tecnologia vecchia e obsoleta come quella attuale, e quindi si avranno per ogni cremazione meno emissioni di CO2 (anidride carbonica) e Nox (composti gassosi che si formano con l’azoto ogni volta che l'aria è riscaldata sopra i 1.400° C. ).
A questo vanno sommati i minori consumi ed emissioni derivanti dall’uso di fonti rinnovabili previsti nel nuovo impianto (pannelli fotovoltaici, scambiatori di calore) in linea con il piano comunale del PAES approvato dal Comune di Verbania.
E cosa succede se il Comune dovesse continuare a gestire il Forno Crematorio?
1. Sarebbe necessario assumere nuovo personale: per le mansioni esecutive e aggiungere consulenze per le manutenzioni specialistiche (ricordiamo che i due dipendenti stanno per andare in pensione, e il Comune non potrà poi assumerne di nuovi, ma solo uno ogni quattro cessati come previsto dalla legge).
2. Il nuovo forno crematorio costerebbe circa un milione e mezzo di euro, aumentando notevolmente i costi dei mutui. Così facendo, per il patto di stabilità, si ridurrà la possibilità di finanziamento per altre opere indispensabili al rilancio della città.
Oppure potrebbe essere costretto a chiudere il forno, che non è un servizio obbligatorio, sapendo che vicino a Verbania vi sono (a Domodossola ecc.) degli efficienti servizi a gestione privata.
3. Si dovrebbe rinunciare all'investimento di una società privata che in ogni caso incrementa l'economia complessiva del territorio.
Primi firmatari: Valentino Bottacchi - Silvio Carniel - Massimo Malta – Giovanni Natali - Graziano Pavesi - Claudio Ramoni - Yuri Ruaro - Aurelio Tedesco
COMITATO DI VERBANESI: “Undici uomini e un referendum”
per contatti: email comitato.no.referendum.forno@gmail.com Leggi QUI il post completo