PsicoNews: Olimpiade del gioco peri-psicologico
In questi giorni, in giro per la città ci sono vari richiami alla manifestazione “Giochi senza quartiere” e un po’ per questo e un po’ per chiudere la nostra parentesi giocosa, che ci ha accompagnato negli ultimi due post della rubrica, oggi vi “sfiderò” in un enigma spacca-meningi basato sui segnali deboli.
Enigma: I CAPPELLI DEL DESTINO1
“Nell’eterna battaglia tra buoni e cattivi, quattro buoni vengono catturati dai cattivi e, siccome questi sono veramente molto, molto cattivi, li seppelliscono fino al collo nella sabbia e annunciano che il mattino dopo, all’alba, li uccideranno. I poveretti non possono muoversi, né parlarsi, altrimenti la loro fine sarà anticipata. Tre di essi sono seppelliti uno davanti all’altro, il quarto, per un bizzarro capriccio, è dietro un muro.
Quindi:
• A non vede nessuno dei suoi compagni e B si trova nella stessa condizione;
• C può vedere B e D, i due che ha davanti;
I buoni tanto si lamentano per la loro sorte che il capo dei cattivi, per aggiungere la beffa al danno, dice:
« Va bene, vi darò una possibilità di salvarvi. Metteremo in testa a ciascuno di voi un cappello. I cappelli saranno due bianchi e due neri. Uno solo di voi potrà parlare. Se saprà dirci di che colore è il cappello che porta sarete salvi, se no morirete tutti».
E voi sapreste salvarvi?Come fareste?
Per la soluzione dovrete aspettare il prossimo post, ma per il momento vorrei solo condividere con voi il tema del gioco in psicologia.
Gioco è collegato a forza, intelligenza, problema, soluzione, tensione ed equilibrio, libertà, creatività, a scuola ad esempio il momento del gioco è la ri-creazione.
Bambini e cuccioli usano il gioco come forma di apprendimento e di esplorazione del mondo e delle sue regole, per l’adulto invece giocare è un modo per far riemergere una parte infantile di sé, infatti, ci si cimenta nel gioco quando ormai si è superata la fase puerile e si è pronti ad accettare opinioni diverse, disapprovazione, umorismo; In particolare il gioco negli adulti permette di accettare la propria parte irrazionale, e poiché l’adulto ha già definito la propria identità e il suo ruolo, può permettersi di entrare e uscire dal ruolo di giocatore come e quando vuole.
Il gioco, con le proprie regole e tempistiche, permette anche di misurare il concetto di vincita e potenza, attraverso la competitività, ma anche di spinta evolutiva, infatti, solo ciò che cambia può continuare.
Nota1: “Un’arancia per due” di R. Borgato, ed. FrancoAngeli, 2004, pag. 127.
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