Comitato Salute Vco: Punto nascite si punto nascite no
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato del Comitato Salute Vco, sulla ormai annosa questione della chiusura del punto nascite a Domosossola.
👤 WebMaster ⌚ 26 Marzo 2013 - 09:41 Commentaa-
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La telenovela della chiusura del punto nascite di Domodossola troverà la sua conclusione (forse) il prossimo 30 giugno 2013. Dalla sua riapertura nel settembre 2011, il numero dei parti è sempre stato largamente al disotto dei 300 casi all’anno registrati nel periodo precedente alla precedente chiusura.
Sarebbe bene ora fare qualche considerazione oggettiva.
Alcuni mesi fa i ginecologi italiani, sono scesi in sciopero essenzialmente per due ragioni. La prima un po’ … prosaica, perché riguardava la titolarità del pagamento dell’assicurazione professionale della quale lo Stato non voleva più farsi carico. La seconda ragione, alla quale ci si è ben guardati a livello locale di darne adeguato risalto, sottolineava il rifiuto dei ginecologi ad esercitare in punti nascite con parti al disotto dei 500 casi annuali, per ragioni di SICUREZZA. Ragioni che vanno direttamente ad impattare sul problema assicurativo.
E’ incomprensibile quindi, come gli stessi ginecologi possano accettare di operare a Domodossola in simili condizioni di precarietà, ed i pediatri locali, sebbene non coinvolti personalmente, che sponsorizzano una simile situazione.
Infatti, almeno il 50% delle partorienti di quell’area preferiscono andare a partorire altrove, incrementando così la mobilità passiva. Si può forse dar torto ad una partoriente di scegliere la sicurezza invece che la demagogia populista?
Certo, però che a Domodossola, per mantenere un accettabile standard di sicurezza, al minimo intoppo il ginecologo passa al parto “cesareo”, sconsigliato persino dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Risultato: Domodossola ha il più alto tasso di parti “cesarei” del Piemonte. Va bene così?
Esiste anche una questione economica per la gestione di questa struttura in ambito ASL 14. Per i soli costi di gestione si parla di quasi 2 milioni di euro all’anno, una cifra enorme che serve anche a pagare l’extra servizio di alcuni medici, peraltro già stipendiati dall’ASL, con cifre astronomiche. Non c’è forse un conflitto di interessi?
Infine, mentre si buttano milioni di euro in nome di un privilegio che il territorio non si può permettere, al Castelli di Verbania, per sostituire una risonanza magnetica che cadeva letteralmente a pezzi, non si riuscivano a trovare i 300 mila euro per acquistarne una nuova.
Ora con quello che sta venendo avanti in termini di tagli ai posti letto (dove? In che misura?) di soppressione di primariati (quali e dove?) si sta facendo una guerra di religione attorno al Punto nascite, dove sono coinvolti anche importanti rappresentanti delle istituzioni.
Non sarebbe opportuno invece cominciare ad esaminare le ricadute sul territorio di questa insensata azione distruttiva per cercare di salvare non Verbania o Domo, ma la Sanità di tutto il territorio che fa capo all’ASL 14?
Questa è una domanda che vale soprattutto per il nostro rappresentante in Parlamento, che invitiamo ad allargare la visuale sui problemi del territorio, anziché focalizzarsi solo sul Punto nascite. Leggi QUI il post completo