PsicoNews: bambini che dicono parolacce

A volte sembra quasi che i bambini piccoli abbiano una predilezione per le parolacce,le utilizzano in modo corretto all’interno delle frasi, anche se la maggior parte delle volte non ne conoscono il significato, le imparano molto più in fretta rispetto a quanto imparino a non rubare i giochi al cuginetto e poi c’è sempre un mistero, raramente svelato, : Ma da chi l’avrà sentita???

  
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È una tranquilla domenica in famiglia, una di quelle cui la mia mamma tiene tanto e che mi sento in dovere di non saltare.

E’ appena terminato il pranzo, siamo tutti riuniti, chi beve il caffè, chi sta chiacchierando sulle ultime novità in paese; il pargolo di casa, il mio adorato nipotino, ancora nemmeno in età da scuola primaria, sta giocando ad arrampicarsi sulla poltrona della bisnonna, piena di cuscini e coperte che rendono la scalata molto più divertente e difficile.

All’ennesimo tentativo fallito di raggiungere la vetta della poltrona, quando ormai non è più un gioco per lui ma quasi una sfida con se stesso, preso dalla foga del momento e dalla frustrazione ecco che da quella boccuccia innocente esce una frase: “Ma c…o!”, ovviamente nell’unico momento di silenzio.

Come zia, io, sinceramente, sento la risata arrivarmi sulle labbra, la trattengo (per evitare di incorrere nell’ira di mia sorella, mamma del piccolo) e, nel frattempo, mi domando: insomma cosa è giusto fare in questo frangente?

Premetto non sono madre e non mi occupo di bambini nemmeno per professione, so che esistono almeno due scuole di pensiero (o meglio sono due quelle che conosco io) sull’atteggiamento da tenere con bambini piccoli che scoprono l’interessante mondo delle parolacce:

• Fingere che non abbia detto nulla di particolare: se non diamo rilevanza a queste parole, per il bambino non hanno un valore maggiore rispetto ad altre e quindi con il tempo, non avendo ripetizioni delle stesse da altri bambini e dai familiari (…forse!), le pronunciano sempre meno.

• Spiegare il significato della parola: una volta che il bambino viene a sapere che quella parola così buffa e breve non ha un valore particolare o simpatico, non ne è più interessato e smette di utilizzarla, acquisendo però fiducia nei genitori che la spiegano e in se stesso, poiché non c’è qualcosa che a lui è vietato dire.

Il gruppo di mie amiche con figli si divide tra le due differenti strategie e affronta così il suo quotidiano compito di educatrice del nostro futuro; e voi come pensate sia più corretto reagire? Vi è mai capitato di trovarvi in situazioni simili? Leggi QUI il post completo