PsicoNews: "Il silenzio che parla"

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"Il silenzio che parla"

Vi è mai capitato di trovarvi di fronte una persona che sembrasse in grado di leggervi nella mente, senza che voi aveste parlato o aveste fatto un movimento?
Ebbene, sappiate che la prima regola della comunicazione è: “ è impossibile non comunicare!!” (Watzlawick, 1971)

Ogni relazione sociale è caratterizzata dal linguaggio non verbale, un modo di “parlare” che parla come il linguaggio non sa fare. Per rendersi conto dell’impatto del linguaggio non verbale sulla comunicazione basti pensare ai tanti significati che si possono dare ad una frase qualunque: “Sei arrivato” può assumere valenze diverse a seconda del tono della voce, delle pause ecc.

Tuttavia esiste anche un’altra forma di comunicazione, il cosiddetto LINGUAGGIO SILENZIOSO, che viene utilizzato più o meno consapevolmente nelle interazioni sociali.
Di seguito alcuni esempi:

APPARENZA FISICA: un aspetto gradevole aumenta la comunicatività ed il gradimento sociale: è stato dimostrato che le persone più belle vengono considerate professionalmente più capaci, con competenze genitoriali e coniugali maggiori, rispetto alle persone considerate poco belle o comuni (Berscheid e Walster, 1969); la bellezza, quindi, può essere un fattore facilitante nei rapporti sociali (conferisce maggiore credibilità) …ma si sa, è soggettiva!!

ABBIGLIAMENTO: siamo o no la società degli status-symbol?!? Ebbene, anche l’abbigliamento comunica qualcosa di noi; la sua importanza comunicativa è dovuta alla visibilità: gli abiti, infatti, possono essere “letti” a distanza maggiore rispetto a quella che serve, ad esempio, per “leggere” gli occhi. Questa forma di linguaggio silenzioso può essere utilizzata in alcune tecniche di cold reading, ossia la capacità di leggere informazioni dove all’apparenza non ci sono, un po’ tipo indovino…o psicologo!

ORIENTAMENTO SPAZIALE: il modo in cui le persone si situano nello spazio indica gli atteggiamenti interpersonali: faccia a faccia, tipico del rapporto gerarchico (pensate quando parlate al vostro capo in ufficio, con la scrivania in mezzo); fianco a fianco, amicizia intima o collaborazione. Negli anni ’50 sono stati condotti studi anche sulla posizione a sedere: i tavoli rettangolari creano un rapporto competitivo o difensivo; è scientificamente dimostrato che chi si siede nella postazione dominante (Capotavola, rivolto verso la porta d’ingresso) viene investito del ruolo di leader (Strodtbeck e Hook,1961); i tavoli quadrati instaurerebbero ruoli di superiorità e subordinazione; sui tavoli rotondi invece che dire… era noto già ai tempi di Re Artù!

DISTANZA INTERPERSONALE: Hall (1982) ha individuato quattro diverse distanze che si instaurano tra le persone a seconda del tipo di interazione sociale in atto: distanza intima (35 cm) indica rapporti privati; distanza personale (da 35 cm a 1 m) si tiene con gli amici e i familiari; distanza sociale (da 1 m a 3 m) si utilizza in conversazioni e rapporti di lavoro; distanza pubblica (oltre 3 m).
Per quanto riguarda la differenza di genere, sembrerebbe che le donne si avvicinino maggiormente all’interlocutore e ne tollerino di più l’avvicinamento.

E tu parli il linguaggio silenzioso? Sei capace di ascoltarlo? Raccontaci la tua esperienza.

Riferimenti bibliografici:

Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D., (!967) “Pragmatica della comunicazione umana”, Astrolabio, 1971.
Berscheid, E. & Hatfield, E. (1969) “Interpersonal attraction”, New York: Addison-Wesley.
Strodtbeck, F.L & Hook, L.H. (1961) “The social dimension of a twelve-man jury table” Sociometry, 24, 397-415.
Hall, E.T. “manual per la ricerca prossemica” (1982). Leggi QUI il post completo