Ponte del Plusc opera d'arte post industriale?
Riceviamo e pubblichiamo, una nota di Comunità.vb, riguardante il vecchio ponte del Plusc, e il suo possibile futuro come opare d'arte post industriale.
👤 Redazione ⌚ 11 Marzo 2015 - 20:05 8 commentia-
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Nessuno conosce l'origine etimologica del nome Plusc (ma, d'altronde, nessuno sa spiegare i termini Prossano, Buscazza, Ciancino o Vidich).
A noi piace attribuirgli un significato onomatopeico, visto il duplice crollo che lo caratterizzò nell'Ottocento: alla stessa stregua avrebbero potuto anche chiamarlo Splash!
Per noi Novecenteschi il Plusc è il ponte forgiato dalle Officine Savigliano che, da oltre un secolo, disegna con il suo arco la prospettiva verbanese verso la Val Grande.
Era un ponte condannato alla demolizione quando, nella seconda metà degli anni Ottanta, entrò in esercizio il nuovo Plusc. Ma, come sempre, più della volontà dei Politici (Francesco Imperiale, Luigi Penna, Sergio Bocci, Paolo Vasconi, Stefano Bertolotti ...) contò il borsellino: demolire il vecchio ponte costava troppo.
Non si giudichino male quegli Amministratori di trent'anni fa: in quel momento il ponte non era certo un bel vedere. L'ultima verniciatura nera, realizzata almeno tre decenni prima dalla ditta di Pierino Lietta, rendeva il manufatto lugubre, oltre che, ormai assolutamente inutile.
Per fortuna che le iniziali ristrettezze contingenti e le successive inerzie amministrative hanno permesso al Plusc di sopravvivere alla propria inutilità.
Oggi che il vento, la pioggia, la grandine e la neve hanno compiuto la loro trentennale opera, ci troviamo di fronte ad un capolavoro. Le sue forme, liberate dalla lacca nera, si presentano oggi ammorbidite ed addolcite da una "amorevole" patina di ruggine, il nero nastro di asfalto che ne costituiva il piano si è ormai dissolto, lasciando ampi spazi al candore del tout-venant.
Il Plusc è diventato un opera d'arte, gradevole allo sguardo, perfetto ed immodificabile elemento del nostro paesaggio urbano.
Molte volte, anche nel più recente passato, qualcuno ha ipotizzato di trasformare il Plusc per realizzarvi fantasiosi pubblici esercizi. Ma, al di là dei problemi tecnici legati all'effetto vela che qualunque tamponamento inevitabilmente potrà generare, crediamo che ogni superfetazione che vi si voglia apporre svilisca la bellezza del manufatto.
Liberiamolo definitivamente dagli ultimi residui bituminosi, creiamo un assito ligneo di calpestio, immortaliamo la naturale ossidazione con cere protettive. E così, semplicemente, potremo consegnare un'opera d'arte "industriale" alle generazioni future.
Così, semplicemente, senza scoprire l'acqua calda! Leggi QUI il post completo