Marcovicchio: "Mille parole, una domanda. A quando la risposta?"
Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato di Matteo Marcovicchio, Consigliere provinciale, che torna sul tempo che scorre verso la chiusura di uno dei Dea del Vco.
👤 Redazione ⌚ 6 Marzo 2015 - 16:01 2 commentia-
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300 tondi tondi. Il conto alla rovescia che da un paio di mesi tengo su Facebook alla pagina “Due Dea per il Vco” prosegue inesorabile. Tra 300 giorni, quelli che mancano a fine 2015, verrà abbassata la serranda su uno dei due Dea della provincia, con il declassamento dell’altro a pronto soccorso.
Quale Dea ? Non lo sappiamo ancora perché nessuno, soprattutto chi dovrebbe farlo (la Regione) ce lo dice o ha la decenza e la dignità di iniziare a parlarne.
Il presidente Chiamparino, il suo vice Reschigna e l’assessore alla Sanità Saitta su questo argomento latitano nel Vco e s’astengono dal’esprimersi, provocando una situazione che giorno dopo giorno sta portando al caos istituzionale.
Il sindaco Pd di Domodossola annuncia le dimissioni, metà dei colleghi ossolani (quasi tutti di centrodestra) lo seguono, il segretario del Pd lo attacca pubblicamente, il sindaco di Verbania e i colleghi del Verbano propongono un progetto alternativo di medicina territoriale, i vari Comitati si dividono schierandosi con quest o quell’altro.
Tenere il conto di tutte le prese di posizione, accuse e ripicche è difficile se non impossibile. Ma soprattutto è assolutamente inutile, così come sarebbe inutile se ora mi mettessi anch’io a rispondere o replicare.
Quindi mi limiterò a proporre una semplice domanda, che poi è quella che si sente in piazza, tra la gente, in tutti gli angoli della Provincia: senza un Dea, che cosa facciamo?
La risposta tecnica è semplice. Con un Dea e un Pronto soccorso la stragrande maggioranza delle prestazioni sarà uguale a prima, tranne che a Omegna dove il pronto soccorso sparisce del tutto.
Se mi rompo una gamba giocando a calcetto, mi taglio col coltello affettando l’arrosto, se svengo per un calo di pressione, se ho le palpitazioni, se mi chiudo la mano nella portiera dell'auto etc… etc… (cioè se ho un’emergenza minima da codice bianco e codice verde) vado al Castelli o al San Biagio, mi faccio una bella coda di qualche ora e mi assistono.
Ma se mi viene un infarto, un ictus, smetto di respirare, sono coinvolto in un grave incidente d’auto etc… etc… (cioè se ho un’emergenza seria da codice giallo o rosso) aspetto l’ambulanza e spero di non trovarmi a Cannobio o Premeno se il Dea sarà a Domodossola o in una qualsiasi delle valli ossolane se il Dea sarà a Verbania.
La questione di fondo, spogliata di tutte le chiacchiere che si dicono, sta qua.
È questa la domanda alla quale ci deve rispondere la Regione. Come a Torino intendono garantire il diritto alle cure di emergenza-urgenza delle realtà più marginali del Vco?
È tutto semplice, chiaro, tranne una cosa: la risposta. Che non c’è.
Matteo Marcovicchio – Consigliere provinciale Leggi QUI il post completo