CGIL: morti e infortuni non rispettano i confini

Riceviamo e pubblichiamo, una nota di CGIL Novara e VCO a seguito dell'infortunio mortale in Canton Ticino.

  
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Gli infortuni e le malattie professionali non rispettano i confini.

Anche nella vicina Svizzera assistiamo al ripetersi di incidenti - anche mortali - e malattie professionali.

Negli ultimi anni, in Svizzera, gli infortuni complessivi mostrano una riduzione ma aumentano quelli gravi che arrivano ai 2 mortali di cui siamo venuti a conoscenza nell’arco delle ultime 24 ore; nel solo Ticino (240mila occupati, 80mila frontalieri, 6mila degli 8mila frontalieri del VCO) ci sono state 62 morti legati al lavoro in dieci anni.

In attesa di conoscere le dinamiche, stringendoci alle famiglie delle vittime, continuiamo a ritenere che dietro a quelle che prendono il nome di “morti bianche” vi sia il risultato del ricatto occupazionale dato da precariato e bassi salari che portano ad accettare condizioni e ritmi di lavoro che mettono a rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori: sono tutte concause che continuiamo a denunciare, da entrambi i lati della frontiera.

Per i frontalieri al rischio presente nello svolgimento dell’attività lavorativa si aggiunge – in particolare per chi lavora in Ticino – quello legato allo spostamento che non vede alternative al trasporto su gomma, attraverso la SS337 o la SS34, con le continue frane e incidenti che sono all’ordine del giorno (una ricerca CGIL condotta nel 2023 mostrava la segnalazione di un problema alla viabilità ogni 3 giorni).
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