Ritorno del lupo: preoccupazione tra gli allevatori
“Il ritorno del lupo in Ossola è oggetto di attenzione e di preoccupazione per gli allevatori. I danni e delle predazioni che già si sono verificate nel sud del Piemonte, in particolare nell’area delle Alpi Marittime sono un fatto accertato”.
👤 Redazione ⌚ 24 Settembre 2014 - 19:03 Commentaa-
+
Lo dice Gian Carlo Ramella, direttore della Coldiretti di Novara-Vco, nel rimarcare come “l’incremento della presenza del lupo nel nord del Piemonte possa far temere la sicurezza dell’importante attività di allevamento in quota, elemento di imprescindibile importanza per la tutela e il presidio del territorio montano, oltrechè per l’economia e l’operatività delle imprese agricole stesse”.
“Si parla di studiare una gestione equilibrata in merito al ritorno del lupo: ma farlo senza aver prima interpellato la più importante organizzazione agricola presente sul territorio, Coldiretti, significa non tener conto di una componente essenziale, l’agricoltura, che è la ‘vita economica’ stessa della montagna” dice il segretario di zona di Coldiretti a Domodossola, Bruno Baccaglio.
“Auspichiamo che un confronto sul tema con l’Ente Parco e le autorità preposte possa avvenire al più presto. E’ poi importante parlare di priorità. Purtroppo la convivenza del lupo con le greggi e le mandrie in alpeggio è impossibile, per la stessa sicurezza delle bestie e dei malgari: occorre scegliere fra una montagna che si mantiene viva grazie all’agricoltura e una montagna che ridiventa terra selvaggia, abbandonata dall’uomo”.
I danni provocati dalla presenza del lupo nel resto del Piemonte hanno spinto Coldiretti Piemonte a muoversi chiedendo una revisione, anche marcata, dei dispositivi normativi attualmente in essere. In primis con una deroga all’articolo 22 della cosiddetta ‘Convenzione di Berna’ per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotipi in Italia: sul punto, la Coldiretti ha sollecitato il governo, con la proposta di riconoscere agli imprenditori agricoli il diritto di difesa, sui propri fondi, dagli attacchi dei lupi e altri selvatici, ovviamente se in possesso dell’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria. Il punto si inserisce nelle proposte di modifica alla legge nazionale sulla caccia (157/92) e alla modifica dell’art. 5, riguardante i ‘soggetti abilitati a esercitare il controllo straordinario’.
Allo stato dei fatti, infatti, la legge nazionale consente i piani di abbattimento solo alle guardie venatorie e alle guardie volontarie.
La necessità di sorvegliare le mandrie e le greggi in alpeggio, dettata dalla presenza del lupo, ha convinto la stessa Coldiretti a chiedere che nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale per il Piemonte sia inserita una misura specifica (insieme ad altre riguardanti la montagna): ciò per far fronte al non indifferente aggravio di costi che “sarebbe opportuno rimborsare ai malgari e ai pastori che effettivamente assumono personale per la custodia degli animali”.
Per la Coldiretti interprovinciale occorre altresì “monitorare attentamente la situazione e gli spostamenti di questi predatori, che possono percorrere centinaia di chilometri e spostarsi nell’area alpina in breve tempo: il naturale punto di passaggio e contatto dell’Ossola con il Piemonte e la Svizzera deve spingerci a tenere alta la guardia”.
Leggi QUI il post completo