Metti una Sera al Cinema - Supernova
Martedì 8 marzo 2022, presso l'Auditorium de Il Chiostro a Verbania Intra, proiezione di "Supernova".
👤 Redazione ⌚ 14 Marzo 2022 - 10:03 Commentaa-
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Genere: Drammatico Anno:2020 Regia: Harry Macqueen
Attori: Colin Firth, Stanley Tucci, James Dreyfus, Pippa Haywood, Sarah Woodward, Ian Drysdale, Daneka Etchells, Lori Campbell, Nina Marlin, Peter MacQueen, Julie Hannan, Tina Louise Owens, John Alan Roberts Paese:Gran Bretagna Durata: 93 min Distribuzione:Lucky Red Sceneggiatura:Harry Macqueen Fotografia: Dick Pope Montaggio:Chris Wyatt Musiche:Keaton Henson Produzione: BBC Films, British Film Institute, Quiddity Films, The Bureau
Due uomini. Un camper. Un viaggio. Questi sono alcuni degli elementi di Supernova, presen tato alla scorsa Festa del Cinema di Roma, nei cinema dal 16 settembre 2021 – il film di Harry Macqueen (Hinterland) che racconta la grande storia di vita e d’amore di Sam (Colin Firth) e Tusker (Stanley Tucci), sessantenni, compagni da molto tempo, l’uno pianista, l’altro scrittore, il loro viaggio arrivato in un momento fondamentale dell’esistenza, la malattia diagnosticata a Tusker affetto da demenza precoce. Un viaggio, sì, Macqueen proprio a bordo di quel camper guarda non solo i luoghi fisici, reali, fuori dall’abitacolo, ma anche quelli dell’animo. Tucci e Firth danno corpo ad una coppia che litiga per le piccole cose e viaggia nella regione del Lake District in Inghilterra. Supernova ci porta ad affrontare un tema importante, la malattia, una di quelle più lente, dolorose e inesorabili, la demenza senile – come non pensare a Ella & John di Paolo Virzì; in entrambi i casi il centro sono amore, casa su ruote e malattia -; quanto è difficile accettare di perdersi, di corrompere i contorni delle cose e delle persone? Quanto è difficile accettare di perdere chi si ama? Tanto, molto; sarà per questo che il film lento e inesorabile, alla guisa della patologia di uno dei due personaggi, si costruisce a poco a poco, di fronte agli occhi. Sarà per questo che la storia d’amore di Tusker che vuole partire per lasciarsi alle spalle i pensieri, insieme a Sam a bordo di un camper per visitare luoghi e persone importanti del loro passato comune, si mostra un po’ alla volta, tra un racconto fatto, parole dette, sguardi e intimità. I piccoli vuoti di Tusker, un piatto che cade, bottoni che non entrano nell’asola, parole che uscivano facilmente ora sono bloccate in gola, pensieri che un tempo si scrivevano su pagine bianche ora si accartocciano gli uni sugli altri. Sta perdendo il controllo del suo corpo, di sé, della sua vita. Sam, devoto, guarda, sospira, patisce per Tusker, fatica ad accettare il declino inesorabile del compagno, la perdita dell’uomo che ama. Loro sono Tusker e Sam, lo sono sempre stati, inizieranno a perdersi, ma non per questo si ameranno di meno: lui glielo ricorderà, gli ricorderà tutto, ogni momento, ogni istante.
Nel corso del viaggio i due devono scendere a patti con sé stessi, con l’altro, con il loro amore, con la vita, ed il regista mostra questo con delicatezza e struggimento, entra tra le pieghe dei loro corpi, tra i loro abbracci caldi e sinceri e Tucci e Firth, grandi amici nella vita – è stato il primo a proporre il secondo al regista, sono stati gli attori a chiedere di scambiarsi le parti: Tucci avrebbe dovuto interpretare Sam, Firth Tusker -, riescono perfettamente a narrare la loro intimità fatta di silenzi, occhiate, mani che si uniscono. I due interpreti si fanno spazio nel camper, nelle stanze delle case di amici e parenti durante una cena, esplodono nella natura di fronte ai paesaggi meravigliosi, sotto le stelle, celebrate nel titolo di cui Tusker è amante e conoscitore, si presentano con tutto il loro amore, la loro disperazione, il loro disagio.
Fin dai primi minuti Supernova si svela per ciò che è, un road movie, ma non è solo questo, supera e travalica i confini, perché si tratta di un viaggio siderale in quel piccolo spazio che unisce persone legate, quelle che si amano, un limitato ma gigantesco angolo di profonda devozione di due creature meravigliose. L’essere umano è un viaggiatore, lo sono Tusker e Sam, ma, lo dice il primo, lui ormai è diventato solo un “passeggero” e non gli basta, non è sufficiente per chi è sempre stato capitano della propria esistenza. Il film si fonda su un’ossatura forte e sicura, fatta di dialoghi densi, di parole non dette e dolorose promesse, di due anime che hanno una complicità fuori dal comune.
Macqueen sceglie una linea narrativa struggente e “immersiva”, dal fuori, fatto di paesaggi, mete, luoghi che hanno avuto un significato per la coppia, si arriva al dentro, quello della coppia stessa; il film è una sorta di spettacolo teatrale che si apre, di volta in volta, un po’ di più per poi mostrare il suo nucleo nel finale. Prima il quotidiano, la malattia quasi messa tra parantesi, poi la profondità del loro amore, le questioni profonde della malattia, le idee diverse sull’esistenza e sul modo in cui rapportarsi alle difficoltà. Al centro di tutto ci sono Tucci che mantiene una compostezza eroica, difende stoicamente e fieramente la propria dignità, la propria necessità di essere sé stesso fino all’ultimo giorno, e Firth che piange, urla, si dispera, perché è lui a rimanere, a dover assistere allo smarrimento del compagno. Tutto sta negli occhi persi di Sam che chiede, insiste, vuole prendersi teneramente e tragicamente cura di Tusker, vuole custodirlo, custodire loro, ciò che erano stati e che saranno comunque per sempre anche quando l’altro sarà appannato in un piccolo angolo nel corpo ormai privato del suo proprietario. Quello sguardo è un simbolo: lui, forse egoisticamente, vuole averlo sempre accanto a sé, non vuole vederlo andare via.
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