“Naturali inganni”
Venerdì 10 Settembre alle ore 18.00 apre la mostra fotografica “Naturali inganni” con cianotipie di Michele Luigi Mulas, promossa e organizzata dal Museo del Paesaggio negli spazi espositivi della sede di Casa Elide Ceretti in via Roma 42 a Intra (aperta dal 10 al 26 Settembre 2021).
👤 Redazione ⌚ 9 Settembre 2021 - 08:01 Commentaa-
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“Naturali Inganni” vuole raccontare la millenaria presenza umana in paesaggi dove sembra non esservene traccia, dove la categoria del “naturale” si fonde con l'immanente realtà, un poco catastrofista ma utile come ammonimento, dell'Antropocene. L’artista espone cianotipie delle sue fotografie, opere molto suggestive e uniche.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 26 Settembre con i seguenti orari: dal giovedì alla domenica dalle 16.00 alle 19.00.
Nei giorni 24-25-26 Settembre, l’artista sarà presente a Casa Ceretti per condurre dei laboratori di cianotipia (tecnica di stampa con la luce). Per info orari, costi e prenotazioni scrivere a: prenotazioni@museodelpaesaggio.it (posti limitati).
INFORMAZIONI
NATURALI INGANNI – mostra fotografica di Michele Mulas
Casa Elice Ceretti – Via Roma 42, Verbania Intra
Da Giovedì a Domenica dalle 16.00 alle 20.00
Ingresso gratuito
CONTATTI
segreteria@museodelpaesaggio.it
www.museodelpaesaggio.it
LA MOSTRA
Da dove nasce l’idea di questa ricerca?
Ho iniziato questa ricerca dopo che una Signora me ne ha offerto, senza volerlo, il tarlo. Eravamo davanti ad una mia fotografia. “Com'è naturale!” mi disse. Stavamo guardando una stampa della Serie Querceta. Il soggetto è una porzione di foresta desiderata, pensata, voluta e fatta impiantare da un gruppo di monache in Irlanda. Il capo giardiniere di Lissadel Abbey, così si chiama il sito, pacciamando con le alghe un elegantissimo campo di cavoli, mi ha raccontato di ricordare le piante piccole. Una foresta inventata e tutt'altro che naturale, quindi. E anche relativamente recente. Ma alla Signora pareva l'opposto: una foresta assolutamente naturale e più foresta di
ogni foresta, con i rami intricati e contorti, impenetrabili e minacciosi. Ho iniziato quindi a scavare nella memoria del mio archivio e poi a ricercare situazioni che potessero raccontare qualcosa di questo immaginifico “naturale”, che poi non lo è e a fotografarle come paradossi di una realtà che si mostra in un modo, ma è -anche- l'esatto contrario. Non è stato poi tanto difficile: ogni paesaggio che abbiamo sotto gli occhi è fortemente antropizzato, anche se può non sembrarlo.
Se ho fatto questa ricerca è anche per documentare luoghi- tutt'altro che naturali- sulla strada dell'imbarbarimento museale.
Perché le stampe in ciano?
Forse è un vezzo, ma che francamente mi piace. Mi diverte. La tecnica è bizzarra, non perché possa stupire, ma perché è quasi ingestibile. Ed è il suo bello. Non è come il bianco e nero, dove la scienza chimica è esatta e richiede quindi fotografi dalle macchine immacolate e stampatori ordinati... Sai che se fai così ottieni matematicamente un effetto voluto. Ecco, con le stampe in cianotipia no. Scalciano ogni volta. E mi diverte stare a vedere cosa ne verrà fuori dopo ogni
risciacquo. Forse un racconto più lieve di quello pensato; forse più drammatico di quello voluto.
Poi uso una macchina digitale. In pratica le immagini che scatto sono numeri. Possono quindi diventare qualsiasi cosa, anche un bianco e nero, ad esempio. Ma non mi attrae farlo. Come penso possa essere quasi immorale (la faccio grossa...) stampare un bel negativo b/n in ciano, dopo il lavorio di quasi due secoli di chimica che ha portato alla perfezione (da ordinati) quella tecnica di racconto. Poi sono, appunto, disordinato. E mi ci metto anch'io, divertendomi con i miei
errori, qualche volta arrabbiandomi, nelle infinite variabili che concorrono alla bizzarria della stampa in ciano. Alla fine comunque, se alla Signora vien voglia di mettersene una a casa perché,
“naturale” o no, le piace, io sono felice. Dopotutto è il mio lavoro. Leggi QUI il post completo