OdG su sicurezza sul lavoro

In seguito al comunicato congiunto del consigliere comunale di Verbania Lucio Scarpinato e del consigliere comunale di Baveno Vladimiro Di Gregorio, relativo al grave problema dei “morti sul lavoro”, verrà presentato come "Ordine del giorno” nei rispettivi Consigli Comunali dal gruppo consiliare "comunità.vb" a Verbania e da "Comunisti per Baveno” a Baveno.

  
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ORDINE DEL GIORNO
Basta morti sul lavoro.

Premesso che gli infortuni mortali e invalidanti, le malattie professionali e da stress da lavoro sono notevolmente aumentati negli anni nonostante lo sviluppo di tecnologie e di normative “sulla carta” sempre più attente alla tutela della salute dei lavoratori.
Premesso che questo trend in preoccupante crescita non è una fatalità ma il risultato della diffusa abitudine a ritenere la riduzione del costo del lavoro elemento strategico per la competitività e la formazione professionale (quando presente) è ridotta
sempre più spesso al puro sostegno delle competenze necessarie per la produzione.

Premesso, inoltre, che nell’ultimo decennio, in Italia, oltre diciassettemila persone sono morte sul lavoro, o mentre si recavano o tornavano dal posto di lavoro; è stato calcolato inoltre che i danni causati da infortuni sul lavoro e da malattie professionali
superano i 50 miliardi. Ricordato che in Italia nel 2020 nonostante siano diminuite le denunce complessive (554.340, -13,6% rispetto al 2019), con fabbriche e cantieri fermi per il lockdown, gli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati all’INAIL sono stati 1.270, più
di 3 vittime al giorno, 181 in più rispetto ai 1.089 del 2019 (+16,6%): la pandemia ha provocato un forte incremento di decessi tra i lavoratori, a partire dagli operatori sanitari.

Considerato che le trasformazioni dei rapporti di lavoro, e le politiche sul lavoro condotte in questi anni con un’esplosione di forme contrattuali sempre più flessibili, hanno fortemente indebolito la cultura della sicurezza e che nel mondo del lavoro le sfide che oggi
si presentano sono molte e complesse: dall’impatto della precarizzazione, al sempre più frequente cambiamento di mansioni, al ricorso al lavoro in appalto, all’irrompere di nuove forme di lavoro sempre più precarizzanti, sino agli effetti dell’incalzante
automazione della produzione.

Tenuto conto che il lavoratore precarizzato nelle nuove forme contrattuali atipiche sicuramente è in condizioni di minore tutela e di maggiore ricattabilità anche per quanto riguarda la sicurezza perché vive sotto la continua “spada di Damocle” del non rinnovo
del contratto e della perdita del posto di lavoro.

Considerata che se da una parte la situazione degli infortuni, anche mortali, come già sottolineato, è andata ad aggravarsi, al contrario nel tempo abbiamo assistito sempre più allo smantellamento di quelle centrali che avrebbero dovuto presidiare la sicurezza
sul lavoro e i dati dimostrano come ci sia una evidente correlazione tra lavoro atipico e fenomeni infortunistici anche mortali. Tenuto conto che, inoltre, il calo delle risorse a disposizione del servizio sanitario pubblico, attraverso il suo continuo “definanziamento",
ha comportato una riduzione degli investimenti anche nel settore della prevenzione quando invece una seria strategia di programmazione della prevenzione richiede e comporta continui investimenti.

Riconosciuto il rilievo politico che va attribuito al tema della salute e della sicurezza sul lavoro, anche attraverso iniziative di promozione, studio, formazione e divulgazione per gli operatori del settore, dei lavoratori e della cittadinanza, e di coordinamento tra i vari soggetti
istituzionalmente competenti in materia.

Considerata fondamentale una strategia di intervento che prevede azioni concomitanti e sinergiche in diversi ambiti della prevenzione: informazione, assistenza, vigilanza, controllo, formazione, sostegno alle imprese per favorire l’adozione di ulteriori misure di sicurezza.
Considerato, altresì, necessario assicurare addestramento e prevenzione in ogni attività, valutando i rischi esistenti, definendo i comportamenti degli addetti di ogni livello, con particolare attenzione ai lavoratori discontinui, precari e dipendenti da società in appalto.
Considerato rilevante, in tal senso, la previsione di risorse nella formazione finalizzate allo sviluppo di piani territoriali per la salute, in ambiente di lavoro e di vita, da svolgere in collaborazione con gli enti locali.

Considerato, infine, fondamentale investire per la diffusione di una cultura della sicurezza sul lavoro, a partire dalle scuole, con unaontinuità lungo l’intero arco della vita.

Il Consiglio comunale

impegna il sindaco e la giunta ad attivarsi nei confronti della Regione Piemonte affinché:

– verifichi che sia data centralità e autonomia al settore regionale di Prevenzione e Sicurezza sul lavoro, così da rendere maggiormente efficace l’indirizzo politico regionale volto a ridurre drasticamente gli infortuni e le malattie professionali;
– sia intrapreso un processo di verifica dell’attuale strategia regionale riguardante: i criteri e le procedure di lavoro e di formazione dei lavoratori, in particolare quelli più esposti; un piano di ricerca attiva delle malattie da lavoro; una verifica sullo stato di attuazione della normativa da parte aziendale; un adeguato finanziamento al sistema dei controlli; la promozione di un sistema di formazione diffuso e permanente per i lavoratori e per le imprese, affinché si diffonda la consapevolezza dei rischi e dei loro effetti sulle singole persone e sull’economia complessiva; la previsione di risorse nella formazione finalizzate allo sviluppo di piani territoriali per la salute, in ambiente di lavoro e di vita, da svolgere in collaborazione con gli enti locali.

Impegna, inoltre, il Sindaco e la Giunta:
– a porre il massimo dell’attenzione al tema della sicurezza sul lavoro verificando sicurezza e manutenzione degli ambienti di lavoro anche investendo maggiori risorse nelle varie strutture del Comune e delle società partecipate;
– a stimolare un maggior coinvolgimento delle RSU, gli RLS e le figure previste dalle normative vigenti del Comune e delle società partecipate in merito agli ambienti di lavoro e alle mansioni svolte, con momenti di condivisione, di informazione e di formazione;
– a collaborare e promuovere sinergie con tutti gli attori sociali che, a vario titolo, sostengono e si occupano di azioni per la sensibilizzazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro;
– a proporre di realizzare, attraverso la scuola, una formazione orientata a identificare comportamenti rispettosi delle condizioni di sicurezza e salubrità degli ambienti di vita e di lavoro con modalità che prevedano la partecipazione attiva degli studenti;

Il Consiglio comunale

invita la Provincia del VCO ad avviare un percorso istruttorio per istituire un osservatorio provinciale per la sicurezza nei luoghi di lavoro, che raccolga le informazioni per il monitoraggio dei livelli di rischiosità e promuova i valori della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro,
anche attraverso iniziative pubbliche e campagne di sensibilizzazione e diffusione della cultura della prevenzione, al fine di dare un’adeguata informazione ai lavoratori e di prevenire le troppe morti.

Il Consiglio Comunale

Tenuto conto del pesantissimo bilancio degli infortuni sul lavoro in Toscana che solo dall’inizio del mese di febbraio ha visto 5 incidenti mortali con un tragico tributo in vite umane, per solidarietà aderisce all’appello dell’Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei Lavoratori sulla
Sicurezza della Provincia di Firenze che segue:

“Le chiamano “morti bianche”, come avvenissero senza sangue. Le chiamano “morti bianche”, perché l’aggettivo bianco allude all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’accaduto, invece la mano responsabile c’è sempre, a volte più di una. Le chiamano “morti bianche”,
come fossero dovute alla casualità, alla fatalità, alla sfortuna. Le chiamano “morti bianche”, ma il dolore che fa loro da contorno potrebbe reclamare ben altra sfumatura cromatica. Le chiamano “morti bianche” per farle sembrare candide, immacolate, innocenti.

Le chiamano “morti bianche”,fanno clamore, giusto il tempo di una prima pagina. Poi le vittime e le loro famiglie finiscono spesso nel dimenticatoio.

Le chiamano “morti bianche”, per evitare che si parli di omicidi sul lavoro. Le chiamano “morti bianche”, bianche come il silenzio, come l’indifferenza che si portano dietro. Le chiamano “morti bianche”, ma quasi sempre dipendono dal fatto che in quell’azienda non si rispettavano neanche le minime norme per la sicurezza sul lavoro. Le chiamano “morti bianche”, un modo di dire beffardo, per delle morti che più sporche di così non possono essere.

Le chiamano “morti bianche”, come il lenzuolo che copre le coscienze dei colpevoli. Le chiamano “morti bianche”, ma sono tragedie inaccettabili per un paese che si definisce civile, che non può permettersi di avere tutte queste morti sul lavoro. Le chiamano “morti bianche”, ma in realtà sono nere, non solo perché ogni morte è “nera” ma perché spesso, quasi sempre, le vittime non risultano nemmeno nei libri paga dei loro “padroni” : padroni della loro vita.

E della loro morte. Le chiamano “morti bianche”, ma non fanno solo morti, rovinano famiglie e rendono tanti giovani orfani e soli.

Le chiamano “morti bianche”, un eufemismo che andrebbe abolito, perché è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro. Le chiamano “morti bianche”, pochi ne parlano, ma sono tragedie sottostimate nei dati ufficiali. Le chiamano “morti bianche ma non lo sono mai.”

I Consiglieri Comunali
Lucio Scarpinato e Massimo Ronchi
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