L'ospedale "unico" del VCO: una storia
Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del Comitato Salute VCO che intende ripercorrere la vicenda dell'ospedale unico che da oltre 20 anni sta dilaniando il territorio.
👤 Redazione ⌚ 5 Gennaio 2020 - 11:04 1 commentoa-
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Le origini
Sotto l'Amministrazione Ghigo (1995-2005) fu incaricata una Società di consulenza indipendente denominata C.R.E.S.A. di redigere uno studio finalizzato alla realizzazione di un nuovo nosocomio provinciale nel VCO. Lo studio fu consegnato al committente nel maggio 2000 e per brevità qui riportiamo le conclusioni di pagina 83 e 84:
Le ipotesi alternative di distribuzione delle, funzioni ospedaliere, già enunciate nella premessa, sono così sintetizzabili:
1. Costruzione del nuovo Ospedale generale unico baricentrico.
2. Costruzione del nuovo Ospedale e suo affiancamento all'Ospedale di Omegna come
presidio specializzato ortopedico-riabilitativo.
3. Conservazione della funzione di ospedale generale per i presidi di Domodossola e Verbania con caratterizzazione del presidio di Omegna come ospedale specializzato.
In entrambe le ipotesi (1 e 2 n.d.r.) l'edificazione nella zona di Gravellona del nuovo ospedale può garantire una piena ed adeguata risposta ai bisogni sanitari ospedalieri delle popolazioni dei distretti di Verbania e Omegna.
Per la popolazione del distretto di Domodossola, più dispersa e in larga parte più lontana dal nuovo presidio, è opportuno prevedere la concomitante attivazione di un Centro Sanitario Territoriale, secondo la dizione dell'OMS, che potrà riunire un punto di primo intervento, l'attività poliambulatoriale, il centro di riferimento per l'ospedalizzazione domiciliare e l'ADI. Da valutare l'opportunità di allocarvi altresì un ridotto numero di posti letto a gestione diretta da parte dei medici di medicina generale (secondo il modello dell'Ospedale di Comunità, di crescente diffusione in Emilia e Toscana), un hospice ed eventualmente attività di day hospital - day surgery affidate ad antenne dell'Ospedale Generale.
Questo piano fu inspiegabilmente accantonato e nel gennaio del 2002 ne fu presentato uno nuovo redatto dall'ARESS (Agenzia Regionale Socio Sanitaria) del Piemonte in buona parte copiato da quello di CRESA, ma con due sostanziali novità che stravolgevano quanto in esso contenuto (pag. 63):
Costruzione di un ospedale "unico" in Ossola la cui sede doveva essere scelta (con discutibili criteri n.d.r.) fra: Anzola, Domodossola, Ornavasso, Piedimulera, Premosello.
Gravellona non fu nemmeno presa in considerazione. Perché?
A pagina 70 e 71 dello stesso documento si legge:
Per quanto concerne la destinazione dell'Ospedale di Verbania, da prevedersi con la realizzazione del nuovo ospedale unico provinciale a Piedimulera, occorre tenere conto del duplice ruolo che è chiamato a svolgere: da un lato il presidio di Verbania deve svolgere una funzione complementare al nuovo ospedale per acuti, dall'altro deve poter fornire adeguata risposta alla popolazione locale per quanto riguarda le esigenze sanitarie che vedono la necessità del ricovero presso il nuovo ospedale unico provinciale. Per quanto riguarda il primo aspetto, e cioè il ruolo complementare, necessario per la prosecuzione delle cure dopo la fase acuta della malattia trattata presso il nuovo ospedale, va premesso che nel 2002 l'ASL 14 ha formulato un'ipotesi di collaborazione con l'Istituto Auxologico di Piancavallo nella struttura ospedaliera di Verbania, per mezzo di sperimentazione gestionale.
Le linee generali di indirizzo prevedono attività a gestione mista, attività svolte dall'Istituto Auxologico in regime di ricovero (riabilitazione e neurologia) ed attività svolte dall' ASL. La proposta di destinazione dell'Ospedale di Verbania, dopo la realizzazione dell'Ospedale unico provinciale, deve tenere conto di tale prospettiva di collaborazione con l'Istituto Auxologico o di alternative che avessero a delinearsi con altre istituzioni, non escludendo la possibilità di uno sviluppo più esteso del ruolo del partner privato. La proposta dell' Agenzia è quella di mantenere l'impiego sanitario del presidio di Verbania, allocandovi una componente fortemente specializzata e quei servizi individuati come necessari per la popolazione locale dopo l'attivazione dell'Ospedale unico.
Circa la componente specialistica nel caso si concretizzasse l'ipotesi di collaborazione con l'Istituto Auxologico di Piancavallo questo potrebbe attivarvi 120 posti letto, che ha già avuto autorizzati ma non ha ancora attivato (in via De Bonis a Intra n.d.r.), e trasferirvi ulteriori 60 posti letto.
Nello stabilimento di Verbania devono inoltre trovare collocazione un "ospedale di Comunità" di 20 posti letto (gestito dai Medici di Medicina Generale, in grado di garantire l'assistenza per molte malattie croniche se inserito in un contesto "protetto" dove sia possibile effettuare esami di laboratorio e strumentali ed avvalersi delle necessarie consulenze specialistiche) ed una unità di Day Hospital e di Day Surgery
polispecialistica (comprensiva di servizio oncologico per l'effettuazione della chemioterapia), affidata alle équipes sanitarie del presidio unificato.
Deve altresì venir attivato un pronto soccorso. L'apertura dovrà essere prevista per 24 ore su 24, dovrà inoltre poter contare su un'antenna del laboratorio di analisi dell'ospedale unico e dovranno essere previsti letti di appoggio di astanteria. Al pronto soccorso stazioneranno due ambulanze di soccorso avanzato e nelle adiacenze potrà essere previsto uno dei punti di atterraggio, da prevedersi a integrazione del sistema di elisoccorso.
In buona sostanza CRESA, una "Agenzia indipendente dalla politica" dopo una approfondita analisi proponeva una razionale soluzione all'interno di un perimetro di sanità pubblica e il cosiddetto "ospedale di Comunità" a Domodossola. Il "piano ARESS" invece, una "agenzia dipendente dalla Regione Piemonte" quindi soggetta al potere politico, lo destinava invece a Verbania. Nessuna base scientifica, nessuna spiegazione logica fornita, ma soprattutto senza chiarire quale valore aggiunto poteva fornire il "Privato" inspiegabilmente coinvolto nell'operazione. Fu l'allora Presidente Ghigo, al Governo della Regione dal 1995, che nel 2000, disconoscendo il parere di CRESA da lui stesso richiesto, decise questo ribaltamento di prospettiva senza mai fornire ai cittadini una qualsiasi doverosa motivazione "tecnico-politica". Un sopruso.
Con la bocciatura del "piano ARESS" sancito dal referendum provinciale del 2007, si è ripiegato sulla formula dell'Ospedale "unico plurisede" che negli anni - con il blocco delle assunzioni - si è rivelato più complicato per il personale che lo gestisce e poco adeguato alle necessità del territorio.
I fatti
Nell'aprile 2014 è stato aperto il laboratorio di Emodinamica al San Biagio, a seguire e senza fare troppo rumore, sono state accorpate al San Biagio anche le specialità medico chirurgiche che sono indispensabili alla gestione del D.E.A. Una operazione ben studiata che ha messo fuori gioco il Castelli di Verbania. Poche voci di protesta si sono levate a denunciare iI fatto, fra queste l'allora Sindaco di Verbania Zacchera, che però ha potuto fare ben poco perché il Piemonte era allora governato dalla sua stessa parte politica. In effetti chiunque oggi debba scegliere dove posizionare il DEA in base alla presenza delle specialità mediche di supporto non avrebbe alcun dubbio nel scegliere il San Biagio, anche se questa allocazione non sarebbe funzionale a tutto il territorio.
La DGR 1-600 del 2014 prevedeva che entro il 31 dicembre 2014 si dovesse decidere dove collocare definitivamente il DEA del VCO, di qui l'improvvido intervento di Saitta nel novembre 2014 che ingiungeva al territorio di scegliere provocando una sollevazione generale.
Con la proposta di costruire un nuovo nosocomio a Ornavasso la Giunta Chiamparino mise d'accordo il territorio ottenendo, a sostegno di questa, il consenso scritto della maggioranza delle Amministrazioni comunali.
Le elezioni del maggio 2019 hanno consegnato la Regione al Centro destra e siamo ritornati all'ipotesi descritta nel "Piano ARESS".
A supporto di tale intenzione, anche questa Giunta Regionale non ha finora prodotto nessun documento che ne spieghi i motivi. Nel frattempo i Sindaci dell'Ossola a seguito di una incomprensibile "delega" a loro conferita verbalmente dal Presidente Cirio lo scorso 26 ottobre 2019, hanno acriticamente aderito a questo invito ed hanno già scelto il sito su cui dovrebbe sorgere il nuovo ospedale, distruggendo così una collaborazione faticosamente costruita in anni di sforzi comuni, e che aveva consentito di superare quel pernicioso campanilismo che tanti danni aveva causato in passato.
Anche la "Conferenza dei Sindaci" del VCO riunitasi a novembre 2019, ha espresso in proposito un parere contrario. A grandissima maggioranza i Sindaci del Verbano e del Cusio, hanno protestato, esibendo fra l'altro una copiosa raccolta di firme dei cittadini dissenzienti. La stessa coalizione di Centro destra provinciale si è frantumata per un profondo dissenso interno sulla soluzione prospettata.
Dopo queste prese di posizione, la Regione non può ignorare il problema, un documento lo deve produrre. Vedremo cosa proporrà.
Va ricordato che il progetto dell'ospedale "nuovo" a Ornavasso, nasce in un quadro di coerenza dalla D.G.R. n. 26-1653 del 29.6.2015, che definisce le regole per il riordino della Sanità territoriale in ottemperanza a quanto prescrive la legge "Balduzzi" del 2012. E' bene che si sappia anche che quest'opera non è in ritardo per una lentezza amministrativa, ma per uno strumentale ricorso al T.A.R. del febbraio 2018 da parte del Sindaco di Domodossola. Nonostante ciò, il progetto ha già ottenuto importanti pareri autorizzativi e che in caso di una diversa collocazione, vanno di nuovo richiesti:
1. Il Ministero, nell'ambito del piano di rientro dai debiti accumulati a cui la Giunta Cota aveva dato un robusto contributo per incrementarlo, aveva approvato la proposta "Ornavasso" perché in prospettiva si configurava in questo quadro come un risparmio e non come un aumento strutturale della spesa sanitaria.
2. Il finanziamento successivamente erogato dal C.I.P.E. finalizzato all'ospedale "nuovo" si avvaleva della stessa prospettiva di cui al punto precedente.
3. Il finanziamento che I.N.A.I.L. aveva deciso di erogare per la realizzazione dell'opera di Ornavasso e non altre, è oggi in forse per la mancata conferma della Regione Piemonte che non ha prodotto la necessaria delibera nei termini temporali richiesti dalla stessa I.N.A.I.L. Questo Ente investe i soldi dei cittadini, perché di questi si tratta, per ottenere un ritorno finanziario. Se questo ritorno non è profittevole, la prudenza sconsiglierebbe di proseguire, perché la beneficenza non è nelle mire di questo Istituto.
In questo quadro già di per sé molto difficile e complicato con i vincoli a cui questa Giunta deve sottostare, con la maggioranza del territorio che nelle sue espressioni associative ha già dimostrato anche pubblicamente il suo disaccordo, risulta obiettivamente difficile capire, ma soprattutto giustificare questa "testardaggine" che oltre ad aver spaccato il territorio provinciale, mette seriamente a rischio la sostenibilità futura del suo sistema sanitario.
Le risorse disponibili non sono infinite e vanno usate con criterio e obiettivamente le intenzioni espresse da questa Amministrazione regionale non sembrano andare in questa direzione ma in senso contrario e quindi a svantaggio di tutti.
Si può concludere parafrasando Winston Churchill che al termine della battaglia aerea d'Inghilterra coniò la seguente frase: "mai così tanti furono salvati da così pochi", mentre noi possiamo invece dire che: "mai così tanti furono rovinati da così pochi". Leggi QUI il post completo