Province "addio" è ufficiale
La riforma è stata approvata da Montecitorio con 260 voti favorevoli, 158 contrari e 7 astenuti. L’abolizione delle Province – che poi abolizione non è, poiché trasforma esclusivamente l’ente da elettivo a non elettivo – è legge dello Stato.
👤 WebMaster ⌚ 4 Aprile 2014 - 09:01 7 commentia-
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Le Province diventano enti di secondo livello imperniati su tre organi: il presidente, che sarà il sindaco del comune capoluogo; l'assemblea dei sindaci, che raggrupperà tutti i primi cittadini del circondario; il consiglio provinciale, che sarà formato da 10 a 16 membri (a seconda della popolazione) scelti tra gli amministratori municipali del territorio. Per nessuno di questi organi è previsto un compenso. Così come non percepiranno alcuna indennità né i 52 presidenti di Provincia che sarebbero scaduti in primavera e né i 21 commissari in carica per effetto della legge di stabilità fino al 30 giugno. Fino all'inizio del 2015 quando le Province 2.0 s'insedieranno saranno questi organi a supplire al consiglio provinciale mentre gli assessori resteranno al loro posto. Sempre fino a fine 2014 e sempre a costo zero.
Le nuove funzioni
Al tempo stesso cambieranno le funzioni degli "enti di mezzo". Mentre su trasporti, ambiente e mobilità avranno la semplice pianificazione, sull'edilizia scolastica manterranno la gestione e cominceranno a occuparsi anche di pari opportunità. Tutte le altre competenze passeranno ai Comuni a meno che le Regioni non preferiscano tenerli per sè. E lo stesso percorso seguiranno il personale e il patrimonio.
Via alle città metropolitane
Il secondo pilastro del provvedimento è rappresentato dalla nascita delle prime 10 Città metropolitane che sostituiranno, sempre a partire dal 1° gennaio 2015, altrettante amministrazioni provinciali. Si tratta di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Roma capitale (con poteri speciali per effetto del suo ruolo), Napoli e Reggio Calabria (che partirà però nel 2016). A differenza delle Province le città metropolitane avranno dei compiti "pesanti". Oltre a quelli rimasti agli enti di area vasta si occuperanno infatti della pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture, dell'organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano, della viabilità e mobilità e dello sviluppo economico.
Le unioni di Comuni
Un terzo e ultimo gruppo di norme interessa invece i municipi. Rinviando agli altri articoli pubblicati nella pagina accanto per gli ulteriori dettagli in questa sede va segnalata soprattutto la scelta di consentire ai Comuni fino a 3mila abitanti di derogare alla regola che prevede per il sindaco un massimo di due mandati consecutivi. Portando tale tetto a tre. Al tempo stesso vengono ampliati di circa 24mila unità i posti a disposizione nei Comuni. Fino a 3mila abitanti avranno infatti un sindaco, 10 consiglieri e massimo due assessori (ora hanno solo sindaco e sei consiglieri) mentre nella fascia 3mila-10mila abitanti ci saranno un sindaco, 12 consiglieri e al massimo 4 assessori. Tutti incarichi per i quali non verrà comunque corrisposto alcun compenso.
Abolizione definitiva rinviata
Per l'abolizione definitiva delle Province bisognerà aspettare l'approvazione del Ddl di riforma costituzionale approvato lunedì scorso dal Cdm che abolisce il Senato elettivo e riforma il Titolo V della Costituzione.
Approvata anche la possibilità del terzo mandato per i sindaci dei comuni sotto i 3mila abitanti, il ripristino della giunta nei comuni sotto i mille abitanti e la determinazione dei consiglio comunale in 10 componenti nei comuni fino a 3mila abitanti ( con giunta da due assessori) e in 12 da 3mila a 10mila (con giunta da 4 assessori).
Tra chi esulta al termine del voto c’è il deputato democratico del Vco Enrico Borghi, protagonista di una battaglia per il riconoscimento dell’autonomia amministrativa per le province interamente montane, confinanti con paesi esteri (Verbania e poi Sondrio e Belluno).
"Abbiamo dovuto sudare fino al termine commenta Borghi e ora abbiamo raggiunto un risultato davvero storico. La previsione della specificità e dell'autonomia amministrativa per le province montane consente di avere poteri e funzioni per governare le esigenze del territorio. Dopo questo risultato, oggettivamente autonomistico e rispettoso delle peculiarità locali, ora si apre la battaglia con Torino per la legge regionale di attuazione, e su questo il territorio del Vco si deve organizzare come vera e propria lobby territoriale per ottenere dal prossimo Consiglio Regionale ciòche dovrà' fare e che da oggi rientra nei propri diritti".
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