VerbaniaArte: Marianne Werefkin al Museo Castello San Materno
La temporanea chiusura per ristrutturazione del Museo Comunale di Ascona - che conserva e presenta abitualmente al pubblico le opere di Marianne Werefkin - ha propiziato questa interessante opportunità di ammirarne alcune, splendide, nelle sale del Museo Castello San Materno, ai piedi del Monte Verità
👤 Stefano Valera ⌚ 4 Maggio 2018 - 08:01 Commentaa-
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Una sede di prestigio, unica, come questi luoghi “magnetici” di Ascona, abitati tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 da una piccola comunità di artisti e intellettuali, sedotti da uno stile di vita “hippy” ante litteram. “Balabiott” (l’equivalente di “mentecatti”) li avevano ribattezzati gli abitanti del luogo, cittadini e contadini svizzeri dalla vita ordinata, che li spiavano di nascosto intrecciare le loro danze euritmiche in pieno sole, spesso senza vestiti, completamente nudi (“biott” in dialetto)…
Oltre a opere note, come l’“Autoritratto”, ”L’albero Rosso” e “Autunno - Scuola”, nella provvisoria sede espositiva sono esposte fino al 27 maggio prossimo anche “Casa Perucchi” (recentemente acquisita dal Comune di Ascona) e “Due contadini che falciano” (riportata al suo splendore originale).
Nata nel 1860 a Tula, nella Russia degli Zar, da Elizaveta Daragan, pittrice appartenente a un’antica famiglia nobile cosacca, suo padre era il generale Vladimir Werefkin, esponente di spicco dell’aristocrazia moscovita: Marianne ha quindi la fortuna di essere avviata da genitori benestanti e colti verso studi artistici.
Nel 1883 frequenta l’Accademia di Mosca, avvicinandosi ai movimenti simbolisti e post-impressionisti d’avanguardia. E nel 1892 incontra Alexej Jawlensky, pittore al quale si legherà per molti anni: trasferitisi a Monaco di Baviera, per lui rinuncerà a dipingere, dedicandosi attivamente alla promozione della sua arte. A Monaco la Werefkin incontra Kandinsky, Marc, Klee, Kubin, Nolde e frequenta Arnold Schönberg, Sergej Djaghilev e altri personaggi di primo piano: è aggiornatissima sui movimenti simbolisti, artistici e letterari, non solo russi, ma anche francesi.
Nel suo appassionato diario, Lettres à un inconnu, scritto tra il 1901 e il 1905, testimonia la sua aspirazione per un’arte nuova, empatica, che possa riconciliare l’individuo col mondo, il visibile con l’invisibile, il sensibile con il trascendente.
Nel 1909 è tra i fondatori della “Neue Künstlervereinigung München” e partecipa alle esposizioni del “Blaue Reiter”, presso la Galleria “Der Sturm” di Herwarth Walden a Berlino. Nel 1914,Werefkin e Jawlensky sono costretti ad abbandonare la Germania, scegliendo prima Saint Prex, sul Lago di Ginevra, e poi Zurigo: qui Marianne frequenta il vivace ambiente Dada, entrando a far parte nel 1919 della SPSAS (Società Pittori Scultori e Architetti Svizzeri) che le consente di esporre fino agli anni Trenta al Kunsthaus di Zurigo, nell’ambito di periodiche mostre collettive.
Nel 1918 la coppia si trasferisce infine ad Ascona, dove Marianne Werefkin rimarrà fino alla fine della sua vita, mentre Jawlensky nel 1921 sceglie di spostarsi in Germania, a Wiesbaden, chiudendo il suo quasi trentennale rapporto con la pittrice.
L’arte di Marianne Werefkin presenta ad Ascona due diverse ispirazioni: una mistica e visionaria, vicina al “clima” del Monte Verità, e un’altra più legata a problematiche umane e sociali. Il suo stile inconfondibile, d’impronta espressionistica, si distingue per tonalità cromatiche accese, memori di quelle “fauves”.
Impoverita dalla perdita delle sue proprietà in Russia, Marianne si impegna fino agli ultimi anni nella diffusione dell’arte e della cultura anche nella sua nuova patria: nel 1922 è cofondatrice insieme a Ernst Kempter e Antonio Giugni-Polonia del Museo Comunale di Ascona; espone qui regolarmente, come nella Svizzera tedesca e francese. Amatissima dalla comunità locale, che spesso le viene in aiuto nelle sue difficoltà economiche, è soprannominata con affetto e simpatia la “nonna di Ascona”.
“Ascona mi ha insegnato - ha scritto la Werefkin - a non disprezzare niente di umano, ad amare allo stesso modo la grande felicità del processo creativo e la miseria dell’esistenza, a considerarli il grande tesoro dell’anima”. Muore ad Ascona nel 1938.
La mostra è visitabile fino al 27 maggio prossimo presso il Museo Castello San Materno da giovedì a sabato dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 17; domenica e festivi dalle 14 alle 16. Lunedì e mercoledi chiusura.
Info: tel. +41 (0)91 759 81 40; museo@ascona.ch
Web: www.museoascona.ch
Autoritratto, 1893
Il danzatore Alexander Sacharoff, 1909
Il Museo Castello San Materno ad Ascona
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