In ricordo di Nanni Svampa

È morto ieri a Varese, all'età di 79 anni, Nanni Svampa, con radici paterne cannobiesi, fu fondatore de «I Gufi» (con Gianni Magni, Roberto, Brivio e Lino Patruno) e cantore ironico di Milano tra folk e cabaret, esponente di quel filone artistico culturale musicale di personaggi come Walter Valdi, Jannacci, Cochi e Renato e molti altri. Riportiamo un ricordo di Domenico Mugnano.

  
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Ho incontrato Nanni Svampa nel novembre del 2016 nella sua casa di Porto Valtravaglia. Volevo aiutarlo da fans delle sue canzoni, delle sue poesie e del suo mondo, che ho solo sfiorato, a organizzare uno spettacolo nei teatri dell'Alto Verbano e del Canton Ticino.

Nanni si mostrava entusiasta dell'idea, ma soprattutto di continuare a lavorare e a esprimersi dopo l'intervento al cuore. Sotto lo sguardo amorevole della Moglie, tra una fetta di salame e un pezzo di frittata, mi raccontava tutto e di tutto, come se fossi all'oscuro dei suoi 50 anni di successi.

Conoscevo qualcosa della sua vita artistica , ma Nanni non si fermava nel raccontare e raccontarsi. Gli ero simpatico anche simpatico e un po' lo vezzeggiavo ( era dovuto ). In fondo ero nato anch'io dalle parti di viale Tunisia a Milano, lo avevo ammirato da studente liceale come "capo" Gufo a teatro, sapevo ( sono Cannobino / Cannobiese di adozione ) delle sue frequentazioni estive da giovane a Cannobio ( il padre ci era nato e lui da giovinotto veniva in estate nella casa di via Umberto I ) e avevo e ho il suo atteggiamento dissacratore, laico, popolare ( un po' chic per studi entrambi ) e di Sinistra.

Aspettava il Natale per riunire la Famiglia e si curava, ma voleva fortemente tornare sul palcoscenico. Fremeva. Chiedeva dell'artista, che mi doveva accompagnare, per qualche duetto. Nel suo studio immenso e pieno di arte mi ha mostrato il suo passato , ma comprendevo che si proiettava giorno e notte su un palcoscenico quale che fosse. Sentiva come un gioioso dovere cantare o decantare strofe o ritornelli dell'Antologia della Canzone Lombarda.

A Nanni piacevano tante cose: Brassens, il teatro, i nervit e la cassoeula, il vino, le osterie, lo studio delle tradizioni canore lombarde, quel mondo rurale dove si poteva dire di tutto e più di tutto, Franca Mazzola e Lino Patruno. Non piacevano tante cose, che per dovuta brevità riassumo in: ipocrisia, improvvisazione nel lavoro e mancanza di Cultura.

E non quella che lo aveva portato alla laurea in Bocconi, ma quella del quotidiano, quella che nasce dal cuore e che tutti possono avere, quella che porta a una società migliore. Era adirato bonariamente per i non riconoscimenti di molti lombardi / piemontesi, ma avrebbe voluto riappacificarsi con loro con delle belle serate, dove altri avrebbero cantato ( gli era stato vietato ), letto l'amato Brassens e le sue rime in dialetto cannobino ( Boff de Canoeubina ).

E non sarebbero mancate "barzellett, storiel e strofett" argute, popolari e dissacranti. Ci ho provato, ma non interessava alle Amministrazioni: non era di moda e la sua non era cultura! Nanni Svampa è stato un Grande, meglio un Maestro, ma per alcuni aspetti non compreso.

Lo adoravano, lo adorano e lo adoreranno Elio, Davide Van De Sfroos e tanti malpensanti ( per i prevosti ), ma non i nuovi "semplici".

La risposta di Svampa in quel freddo giorno di Novembre era: "se mancano i bar, le osterie e le feste di un tempo come si può imparare a vivere e godere delle cose semplici della vita? ".

Ciao Nanni: un ironico ateo, rivoluzionario, casinista ( da giovane, da universitario, da soldato, da maturo, da anziano ), poeta, musicista e un grande Maestro, che ha saputo amare con la semplicità del vero Poeta. Ora gioca a bocce e canta in dialetto con i malnatt nel Paradiso degli atei "Il gorilla " . Leggi QUI il post completo